sabato, Settembre 14, 2024

Alimentare un microprocessore con le alghe? Ci è riuscito un team guidato da un italiano

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La Spirulina usata come supplemento alimentare è come la Synechocystis: un’alga blu-verde. Ci sono coltivazioni di Spirulina in molte parti del mondo, inclusa l’Italia e

Cosa è necessario per creare queste piante acquatiche? Bastano luce, acqua, anidride carbonica ed alcuni minerali (ad esempio, il ferro). Sull’impatto dell’uso di una grande quantità di questi elementi per creare molte fonti energetiche, “non siamo ancora a livello industriale, dunque non so rispondere in termini di quantità”, ammette il ricercatore. Nel test, le nuove celle solari biologiche hanno alimentato un Arm Cortex M0+, microprocessore molto utilizzato nei dispositivi IoT. Il sistema ha funzionato alla perfezione in un ambiente domestico e in condizioni di luce naturale. Questo è importante perché significa che non ha i limiti dati dallo scaricamento di una batteria ordinaria. Un aspetto importantissimo in termini di riuso e approvvigionamento, e quindi in termini di sostenibilità. Inoltre, il dispositivo sembra poter produrre energia anche al buio. I ricercatori pensano che ciò sia dovuto al fatto che i cianobatteri continuano a nutrirsi anche senza luce, continuando quindi a generare una corrente elettrica. 

Perché usare proprio un’alga al posto di una batteria?

Bombelli spiega che si è scelto di lavorare con la Synechocystis perché è un modello di laboratorio, ma che in futuro il team di ricerca testerà altri organismi. Quali? “In generale, organismi fotosintetici ossigenici (es., muschi, piante) possono essere alternative potenziali. Ma sottolineo il fatto che esistono migliaia di specie di alghe che potrebbero essere testate”. Non è ancora il momento: “Continueremo a fare del lavoro per migliorare la comprensione del processo. E allo stesso tempo il sistema esistente, cercando di renderlo ottimale per alcune applicazioni specifiche. 

Dei ricercatori hanno realizzato un prototipo in grado di immagazzinare energia per mesi, sfruttando una tecnica di congelamento e scioglimento

L’ipotesi di una produzione domestica

Trattandosi di una pianta acquatica, un’ipotesi affascinante è quella di capire se un domani più o meno lontano sarà possibile l’auto-produzione casalinga di queste alghe. Creando quindi possibilità generative di pannelli solari a basso costo. “Se si lascia un contenitore pieno di acqua in giardino per alcune settimane, ci sono ottime probabilità che l’acqua diventi verde. E dunque ci sia la formazione delle alghe (probabilmente della tipologia Chlorella, ma dipende dalla località geografica)”, specifica il ricercatore italiano. D’altra parte, tra la produzione di piante acquatiche e il risultato finale testato dal team c’è ancora una grande distanza: “Produrre alghe a casa è semplice: basta avere un piccolo acquario. Detto questo, le alghe da sole non danno la corrente, serve anche il sistema elettrochimico come descritto del nostro lavoro”. 

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