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Le Power App di Microsoft sono delle applicazioni che hanno un obiettivo ambizioso: far programmare anche chi non sa come si fa. Sono una delle principali incarnazioni sul mercato di quella che viene definitala terza ondata di applicazioni No-Code/Low-Code. Tecnicamente sono Low-Code, cioè richiedono pochissimo codice per creare un nuovo prodotto, ma in realtà la differenza No-Code e Low-Code non è un sistema binario: c’è uno spettro di variazioni negli strumenti pensati per aiutare i programmatori a sviluppare più velocemente le loro soluzioni e i cosiddetti “cittadini sviluppatori” a realizzare cose pur senza avere esperienza di software engineering.
Grazie all’intelligenza artificiale e a sistemi di programmazione di tipo visivo (muovendo blocchi logici con il drag-and-drop e costruendo relazioni tra elementi visivi) le Power App stanno facendo il grande salto per costruire un ecosistema utilizzabile da milioni di persone. Microsoft spiega che il tasso di adozione è molto elevato: ci sono 6,4 milioni di utenti delle Power App sulla Power Platform (lanciata nel 2018) che negli ultimi 12 mesi ha fatturato più di due miliardi di dollari, in crescita del 72% anno su anno. È un mercato che secondo Gartner l’anno prossimo varrà 13,8 miliardi di dollari, in crescita del 22,6% rispetto al 2021. A far accelerare questo particolare mercato è la critica mancanza di programmatori professionisti al servizio delle aziende e altri enti: una professionalità che scarseggia, con almeno 4 milioni di posizioni in meno di quante vorrebbe il mercato negli Usa e altrettante in Europa.
Le premesse, insomma, sono quelle di una rapida crescita, e Microsoft durante la sua conferenza Build per gli sviluppatori in corso negli Stati Uniti ha annunciato alcune novità tra le quali la quinta app, Power Pages, che permette di realizzare siti web business e commerciali senza dover scrivere codice per il front end o programmare le caratteristiche della struttura dati e del database. “Microsoft – dice Ryan Cunningham, vicepresidente responsabile delle Power App del colosso di Redmond – ha sempre creato strumenti pensati per aiutare a fare meglio e di più sia per gli ingegneri del software che per i lavoratori della conoscenza. Le Power App sono l’evoluzione di questa filosofia e quest’anno abbiamo ampliato e potenziato l’intera suite“.
Le tre ondata del Low-Code
La prima ondata di app Low-Code sono nate alla fine degli anni ottanta-primi novanta, ai tempi di Excel e di Access in casa Microsoft (ma ci sono analoghi prodotti nella storia dell’informatica, come Lotus Notes). Erano fogli di calcolo e database programmabili molto amati negli ambienti di lavoro perché permettevano di risolvere problemi traducendo la logica del business in una serie di funzioni senza che fosse necessario saper programmare.
La seconda ondata è nata nei primi anni duemila grazie al cloud e a internet: sono applicativi che presentano soluzioni per singoli problemi: business intelligence, interazione automatica con sistemi digitali e software pensati per operatori umani (quella che viene chiamata Robotic process automation o Rpa), o altre soluzioni pensate per mercati verticali. Sono sistemi isolati, però, che non fanno piattaforma.