lunedì, Novembre 4, 2024

Cosa pensano in Ucraina di cessioni territoriali e Nato, secondo un sondaggio interno

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Lviv – La maggior parte della popolazione ucraina, inclusa quella dell’est, non vuole cedere parti di territorio alla Russia in cambio della pace, ma ha una posizione flessibile a proposito della Nato. Emerge dalle discussioni private o in quelle in strada, ora che le temperature sono quasi estive e l’alcol è stato quasi del tutto liberalizzato. Lo dicono innumerevoli utenti sui social. Ma adesso lo dice anche, mettendolo nero su bianco, una rilevazione dell’Istituto internazionale di sociologia di Kyiv (Kiis), considerato uno dei più rispettabili e affidabili del Paese, che martedì 24 maggio ha pubblicato i risultati del suo primo sondaggio dall’inizio dell’invasione russa.

Per l’82% degli intervistati non sono ammesse concessioni di pezzi di Ucraina, nemmeno se questo volesse dire porre conclusione alla guerra e preservare l’indipendenza. È un dato che, significativamente, si riflette in tutte le regioni dell’Ucraina, anche tra gli intervistati che attualmente vivono nei territori occupati dall’esercito russo: il 77% è contrario a qualsiasi concessione territoriale, contro un 18% favorevole. Anche nell’Est, dove sono concentrati i combattimenti e dove la faglia culturale, sociale e ideologica tra filorussi e filo-Kyiv è da decenni lacerante, il 68% si oppone alle concessioni mentre uno su cinque è disponibile a parlarne.

Questo sondaggio arriva mentre il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha detto nel suo ultimo messaggio al pubblico che per Kyiv la Russia dovrà lasciare, oltre che le città Kherson, Melitopol, Mariupol e “tutte le altre comunità dove pensano di essere i padroni” anche la Crimea, illegalmente occupata dal 2014. Tuttavia, secondo diversi osservatori, il fatto che Zelensky affermi di non voler rinunciare alla sovranità sulla penisola non esclude che questa potrebbe essere parte di una ipotetica trattativa con Mosca. Lo stesso Zelensky ha aggiunto, nello stesso messaggio, che riprendere la Crimea per vie militari potrebbe costare “centinaia di migliaia di morti”.

I militari dispiegati dal Cremlino per l’invasione provengono dalle zone più povere della Russia. E c’è un motivo, anzi diversi, dietro a questa scelta

Sondaggi complicati

I sondaggi svolti durante i conflitti sono afflitti notoriamente da numerosi problemi, che ne condizionano in modo spesso significativo la forbice di errore: il massiccio spostamento della popolazione e la difficoltà a raggiungere gli intervistati per via telefonica, per esempio. Oppure la cosiddetta “spirale del silenzio“, una teoria sugli effetti persuasivi dei media secondo la quale giornali e televisioni contribuiscano ad enfatizzare opinioni e posizioni prevalenti mentre riducono al silenzio, appunto, idee e opinioni minoritarie.

Il sondaggio Kiis è stato condotto dal 13 al 18 maggio 2022 su 2.000 intervistati adulti che vivono in tutte le regioni dell’Ucraina, eccetto in Crimea, che dal 2014 è stata annessa alla Russia. Nel pubblicare la ricerca, Kiis ammette che circa il 10% dei cittadini non può essere raggiunto perché si è trasferito all’estero e circa l’1-2% non può essere raggiunto a causa della scarsa connessione con alcune delle aree occupate. Il testo dei sondaggisti riporta anche come la “spirale del silenzio” sovrastimi di circa il 4-6% le posizioni “pro-Ucraina”.

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