domenica, Ottobre 6, 2024

Helga Nowotny al Wired Next Fest 2022: “Il futuro è incerto, ma l'incertezza è un valore”

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Il futuro della democrazia, ma più in generale dell’intera umanità, passa anche dal futuro dell’intelligenza artificiale e da una sua branca specifica, quella degli algoritmi predittivi. A raccontare sul palco del Wired Next Fest 2022 come le tecnologie hanno cambiato e cambieranno il mondo che ci circonda è stata Helga Nowotny, docente emerito di studi scientifici e tecnologici all’ETH di Zurigo, presidente emerita dell’European Research Center e tra le massime esperte di intelligenza artificiale.

Nowotny ha pubblicato di recente un libro sul tema: Le Macchine di Dio – Potere, libertà e controllo nell’era degli algoritmi predittivi. nel quale esplora il paradosso legato a questi sistemi.

 “Il motivo per cui ultimamente mi sono concentrata sugli algoritmi predittivi è semplice: fin dall’alba dell’umanità prevedere quello che succederà è sempre stata una delle ossessioni. Ora questi algoritmi possono avere veramente un’idea di come potrebbe svilupparsi il futuro, ma sono comunque basati su informazioni ricavate dal passato e non hanno poteri divinatori. Il problema vero nasce quando ci convinciamo che questi algoritmi hanno invece una obbiettività scientifica, spingendoci a comportarci esattamente come prevedono e perdendo il controllo del nostro stesso futuro”.

Occorre dunque capire a fondo come questa e le altre tecnologie influenzano il tempo in cui viviamo, come del resto succede da secoli.

“All’inizio è stata la natura e poi la chiesa a definire come vivevamo il tempo. Poi è arrivata l’industrializzazione a scandirlo, con il tempo dell’orologio. Ora con la digitalizzazione arriviamo in un nuovo strato della scansione del tempo, nel quale il presente si comprime: possiamo occuparlo con immagini e dati dal passato e lo stesso accade con il futuro, con opere come i videogiochi che ci fanno vivere infiniti futuri possibili. Per non lasciarci travolgere dobbiamo saper affrontare e digerire la molteplicità di queste dimensioni del tempo”.

E il presente che stiamo vivendo è più complesso che mai, e richiede di ripensare concetti che credevamo pilastri dell’umanità moderna, come quello di innovazione.

“Prima della pandemia la retorica dell’innovazione era basata sulle disruptive technology: i politici hanno adorato questa espressione. Poi la disruption è arrivata veramente, ma nella forma di un virus; dalla natura, non dalla tecnologia. Un altro esempio di cambiamento: abbiamo sempre pensato che l’innovazione andasse di pari passo con la crescita economica, ma questo assioma ora viene messo in dubbio: del resto quanto a lungo si può procedere con la crescita economica continua ora che abbiamo chiare le conseguenze dalle nostre azioni passate? Dobbiamo imparare a distinguere cosa sia l’innovazione tecnologica e l’innovazione sociale. E dobbiamo fare in modo che le due cose vadano a braccetto”.

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