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Nel weekend il ministro dell’economia e vice-cancelliere tedesco Robert Habeck ha detto che l’unità finora dimostrata dai paesi membri dell’Unione europea (Ue) sulla risposta collettiva alla guerra in Ucraina sta “iniziando a sbriciolarsi”. In particolare, la dichiarazione è arrivata al termine di un’altra giornata di negoziati che non ha portato a un accordo sull’embargo sul petrolio russo che la Commissione europea ha proposto ormai quasi un mese fa.
Tale embargo farebbe parte del sesto giro di sanzioni che l’Unione è pronta a elevare nei confronti della Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina ordinata dal presidente Vladimir Putin cominciata lo scorso 24 febbraio, e comporterebbe un blocco quasi totale delle importazioni di petrolio dalla Russia. Lo stallo attuale è dovuto principalmente all’Ungheria, anche se ci sono diversi altri membri che hanno espresso perplessità sulle conseguenze per il funzionamento del mercato interno che le proposte finora messe sul piatto potrebbero avere. L’Ungheria è infatti quasi completamente dipendente dal petrolio russo per le proprie scorte di carburante, e dato che nell’Unione per decisioni di politica estera di questa importanza è necessaria l’unanimità del Consiglio, il governo di Budapest ha potuto di fatto applicare un veto alle diverse versioni del pacchetto di sanzioni che le sono state finora presentate.
Ci sono stati diversi tentativi di modificare le sanzioni allo scopo di sbloccare i negoziati, dall’inclusione di esenzioni speciali a promesse di centinaia di milioni di euro, ma anche l’ultima proposta, che includeva un’esclusione degli oleodotti dall’embargo, ha fallito. La difficoltà principale sta nel fatto che c’è grande eterogeneità nella quantità di petrolio importato ad oggi dai diversi paesi membri del blocco e che quindi non tutti gli Stati pagherebbero le conseguenze di un stop nello stesso modo. Ciò potrebbe causare disparità economica tra i paesi, che andrebbe poi a influenzare il funzionamento del mercato interno in maniera imprevedibile.
Tra lunedì 30 e martedì 31 maggio si terrà un summit straordinario del Consiglio Europeo con l’obiettivo di arrivare ad approvare in via definitiva l’embargo, ma le parole di Habeck sembrano indicare che un accordo sia ancora lontano.