sabato, Settembre 14, 2024

Su TikTok non si può usare la parola suicidio

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Nonostante usi TikTok per discutere di questioni legate alla salute mentale con i suoi 80mila follower, Kayla Williams non ha mai pronunciato la parola “suicidio” sulla piattaforma. Dall’inizio della pandemia, la studentessa 26enne del Berkshire, in Inghilterra, ha pubblicato diversi video dove parla di pensieri suicidi o del suo ricovero in un reparto psichiatrico. Alcuni dei filmati sono allegri, altri molto più seri. Williams però non pronuncia mai la parola “suicidio” davanti alla telecamera del suo smartphone e non la scrive nemmeno nelle didascalie, per paura che l’algoritmo di TikTok censuri o rimuova i suoi contenuti. Al suo posto, usa la parola unalive, “non vivo”.

La popolarità di Unalive su TikTok

Su TikTok l’hashtag #unalivemeplease ha 9,2 milioni di visualizzazioni; #unaliving ne conta 6,6 milioni; #unaliveawareness, altri 2,2 milioni. Sebbene #suicideprevention sia un tag usato di frequente sull’app, gli hashtag #suicide e #suicideawareness non esistono: se provate a cercarli, TikTok propone un numero di emergenza locale (in Italia è il numero del Telefono Azzurro). Si tratta di una strategia ben intenzionata partita nel settembre 2021, un anno dopo che il video di un suicidio si era diffuso sull’app. Gli utenti della piattaforma, però, hanno iniziato a temere gli elusivi filtri di moderazione dei contenuti di TikTok, che apparentemente limitano o rimuovono i video che parlano di morte, suicidio o autolesionismo.

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Anche se il termine è diventato popolare per la prima volta nel 2013 (quando è stato usato in un episodio di Ultimate Spider-Man), le ricerche su Google relative a unalive hanno registrato un’impennata nel 2022. Da TikTok, il termine si è poi diffuso anche su Twitter e Reddit, mentre gli YouTuber lo usano per evitare che i loro contenuti vengano demonetizzati. A seconda del contesto, la parola può riferirsi al suicidio, all’omicidio o alla morte. Sebbene spesso unalive sia usato in modo comico su TikTok, utenti come Williams ricorrono al termine anche per parlare in modo diretto del tema del suicidio, creare una comunità e segnalare dei servizi di assistenza sull’app. Al contempo, però, la rapida ascesa di unalive solleva una domanda allarmante: cosa succede quando non usiamo pubblicamente la parola “suicidio”?

Penso che renda in qualche modo scherzoso un argomento molto serio“, dice Williams a proposito del termine. Anche se le piace usare unalive quando vuole rendere intenzionalmente i suoi video “meno pesanti“, l’utente di TikTok aggiunge che “la cosa non mi sta bene perché dovremmo essere in grado di parlare di cose pesanti senza essere censurati.

Williams teme che il termine unalive possa rafforzare i pregiudizi dannosi associati al suicidio: “Penso che, per quanto la parola sia ottimo modo per evitare che TikTok elimini i video, questo significhi che la parola ‘suicidio’ è ancora vista come un tabù e un argomento difficile da affrontare“, racconta. Williams sostituisce anche altri termini relativi alla salute mentale – come “disturbo alimentare”, “autolesionismo” e “depressione” – sull’app, in modo che i suoi video non vengano automaticamente segnalati per la revisione.

Gli studi

Nel 2019 Prianka Padmanathan, una studiosa di psichiatria dell’Università di Bristol, ha condotto uno studio sull’uso del linguaggio e il suicidio, intervistando quasi tremila persone interessate dal tema. Padmanathan ha chiesto ai partecipanti di valutare l’accettabilità delle espressioni usate per descrivere l’argomento, scoprendo che frasi come “ha tentato il suicidio“, “si è tolto la vita”, “è morto per suicidio” e “ha posto fine alla sua vita” erano considerate le espressioni più accettabili per parlare di tendenze suicide.

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