giovedì, Giugno 8, 2023

Da Pyrex a Dylan

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Però tu hai una voce molto “dark”, torniamo a usare questo termine. Come succede che, con Cambiare adesso prima e poi in questo momento per il nuovo singolo, decidi di usarla in questo modo?
Eh, nasce proprio da questo pensiero. Cosa posso fare di più? Cosa posso fare di diverso? Cos’altro c’è che posso provare a fare che non sia la strofa rap dritta? Poi, non è che puoi saper fare proprio tutto, però ci sono cose di cui ti puoi rendere conto anche in studio. Magari canti il ritornello basso, non ti convince, e allora lo provi alto, vedi che c’è e quindi lavori su quello. Non ti dico che mi annoio a fare la specialità della casa, lo strofone, però voglio abbinarci altro. Mi piace un sacco lavorare coi produttori, farmi consigliare da loro. Mi piace coinvolgere le persone che possono darti spunti che da solo non avresti mai. La Dark Polo Gang nasce anche da questo, perché se fossi stato io da solo, o un altro dei tre da solo, non si sarebbe creato quel miscuglio di follia.

In questo moto di collettività, per te è difficile far capire al pubblico come sono le vostre entità singole, fuori dal gruppo che vi ha accompagnato per tanto tempo?
Sì. Sai che lo devo capire ancora io?

Ti spiego il perché della domanda: un altro termine che hai usato spesso è “noia” (ad esempio, per quella che prima hai definito la “specialità della casa”), e mi piacerebbe sapere se ti era venuto un po’ a noia il fatto che la tua identità dipendesse da altri. Non parlo di dinamiche umane, quanto piuttosto di identità artistica.
Sì, sicuramente quello sì. C’è un percorso introspettivo, che sto facendo sia nella mia vita normale che a livello artistico. Se ci pensi, con la Dark tendevamo molto spesso a parlare di quello che c’era fuori. Ora sto cercando di parlare di quello che c’è all’interno, piuttosto che degli oggetti materiali. Ma non è esattamente un fatto di noia. Anche prima sul rap, pensa a questo brano. Nelle strofe ti taglio la testa. Voglio crescere, voglio fare altro. Voglio conoscere meglio me stesso, più che noia è voglia di esplorare. Mi sento di aver esplorato ancora poco. Voglio potermi risentire e dire: “Cazzo, fico! Sta roba un anno fa non avrei potuto farla”.
Ho delle cose che le sento e mi dico: “Cazzo, sono io?”. Poi, mi riascolto e soddisfatto mi dico: “Eh, sì, cazzo, sono davvero io!” (ride, nda). E non è finita qua, voglio davvero stupirmi da solo… E far contenta mia madre (ride, nda).

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