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Il volo di Top Gun: Maverick sembra voler scalare altitudini sempre maggiori: nei suoi primi dieci giorni di uscita nelle sale, il sequel del mitico film degli anni Ottanta con Tom Cruise ha raggiunto incassi strabilianti per una cifra che supera i 557,2 milioni di dollari in tutto il mondo. Ma non è finita qui: vedendo le performance del secondo weekend di uscita, con una flessione solo del 29% degli incassi rispetto al primo weekend (il più basso calo nella storia dei cinema americani), gli analisti prevedono che ben presto la pellicola possa superare il miliardo di dollari al botteghino. Successo di pubblico a parte, però, il film potrebbe incontrare qualche turbolenza a livello legale, perché oggetto in questi ultimi giorni di un’accusa di violazione di copyright.
Non tutti sanno, infatti, che l’originale Top Gun del 1986 aveva preso ispirazione da un articolo intitolato Top Guns e uscito nel maggio 1983 sul magazine americano California. A parlare dei piloti e del loro programma di formazione era stato il giornalista israeliano Ehud Yonay, che proprio per questo compariva tra le citazioni dei titoli di coda del film. Ora però la vedova Shosh Yonay e il figlio Yuval Yonay, come suoi eredi, hanno fatto causa a Paramount Pictures, la casa cinematografica che produce il film, appunto per violazione del copyright pretendendo non solo un risarcimento monetario ma anche uno stop alle proiezioni del film e di suoi eventuali sequel.
Secondo quanto depositato in tribunale, infatti, il nuovo Top Gun: Maverick è chiaramente “derivativo” del precedente Top Gun ma Paramount non avrebbe rispettato la scadenza dei diritti riguardanti l’articolo, scaduti dopo 35 anni. “Nonostante il sequel del 2022 derivi chiaramente dall’articolo, Paramount ha consapevolmente mancato di assicurarsi nuovi diritti sull’articolo protetto da copyright in seguito al ritorno in possesso dei diritti da parte degli Yonay avvenuta il 24 gennaio 2020”, si legge nell’accusa. Quest’ultima data è particolarmente importante perché secondo gli eredi del giornalista, appunto, il film non era del tutto completato entro quella data, mentre Paramount sostiene che il grosso del film fosse già stato portato a termine: “Questi reclami sono senza fondamento, e ci difenderemo vigorosamente”, ha fatto sapere un portavoce degli studios.
Gli eredi israeliani sono difesi, tra gli altri, anche da Marc Toberoff, avvocato di recente già balzato agli onori della cronaca perché sta difendendo diversi autori di fumetti, come gli eredi di Stan Lee, Steve Ditko, Don Rico e altri, contro la Marvel anche qui per un caso di termine dei diritti e mancata rinegoziazione degli stessi. In un mondo dello spettacolo in cui le properties e i grandi titoli sono sempre più importanti, la battaglia sui copyright è destinata a essere sempre più spietata