sabato, Settembre 14, 2024

Abbiamo scoperto una nuova minaccia per l'ambiente alle Canarie

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Va sottolineato che Hernández-Borges e i suoi colleghi stavano cercando particelle di un millimetro, il che significa che al rilevamento sono sfuggiti moltissimi frammenti più piccoli. Con i progressi nella scienza delle microplastiche, i ricercatori hanno iniziato a cercare anche le nanoplastiche, particelle di dimensioni inferiori a un milionesimo di metro. Per dare un’idea, un carico in lavatrice può disperdere in mare migliaia di miliardi di nanoplastiche.

Se da una parte sappiamo da dove provengono le plastiche, l’origine della particolare forma di catrame trovata sulle spiagge delle Canarie non era altrettanto chiara. In generale, ogni volta che si veridica una fuoriuscita, il petrolio galleggia ed evapora parzialmente, addensandosi nel tempo in palline di catrame che poi vengono trasportate a riva: una sorta di pongo tossico, che “si attacca alla roccia. L’onda porta poi con sé microplastiche o altri rifiuti e li spinge in questa specie di pongo – spiega Hernández-Borges –. Le microplastiche arrivano costantemente. Quelle che troviamo nel catrame sono le stesse che troviamo sulla costa“. Questi frammenti aumentano la nocività del plastitar, dal momento che la plastica contiene migliaia di sostanze chimiche, che in molti casi sappiamo essere tossiche per esseri umani e animali.

Impatto sconosciuto

I ricercatori non sono ancora in grado di stabilire quale effetto la nuova sostanza potrebbe avere sugli organismi che vivono sulle spiagge delle Canarie. Ma il problema potrebbe essere duplice: “Se ci fossero alghe o altro, queste rocce ne sarebbero completamente ricoperte, quindi morirebbero di sicuro“, racconta Hernández-Borges. In secondo luogo, essendo più scuro rispetto alla roccia, il plastitar assorbe anche una maggiore quantità di energia solare: “Toccandola, vedrete che è anche davvero molto, molto calda“, aggiunge. Questo significa che le temperature a livello del suolo potrebbe aumentare sensibilmente, con ripercussioni sconosciute per gli organismi che vivono nella zona.

In uno studio precedente condotto su un’isola remota del Pacifico, un altro gruppo di ricercatori ha scoperto che le particelle di plastica aumentano la temperatura della sabbia sulle spiagge, mettendo potenzialmente in pericolo le tartarughe marine, il cui sesso è determinato dalla temperatura della sabbia in cui vengono deposte le uova: se la sabbia si surriscalda troppo, nasceranno solo femmine, il che ovviamente non è una buona notizia per la riproduzione di una specie.

Il problema delle nuove formazioni plastiche

La scoperta del plastitar aggiunge un ulteriore livello di complessità al problema dell’inquinamento plastico degli oceani. Per molto tempo, gli ambientalisti si sono preoccupati soprattutto dei fenomeni più grandi, come le bottiglie e i sacchetti in mare. Gli scienziati hanno iniziato a studiare seriamente le microplastiche solo all’inizio degli anni 2000, scoprendo poi come quasi tutto il pianeta ne sia ormai contaminato. Le particelle viaggiano nell’atmosfera e raggiungono le montagne più alte. Nei cieli, potrebbero avere un effetto sul clima, anche se non è chiaro se alla fine contribuiranno a riscaldare o raffreddare il pianeta. Le persone mangiano e bevono un sacco di microplastiche e i bambini ne ingeriscono quantità ancora maggiori nel loro latte artificiale, mentre gli scienziati hanno appena iniziato a indagare i possibili effetti sulla salute umana.

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