domenica, Luglio 13, 2025

Il caso Rebel Wilson: quando il coming-out è un’imposizione

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Un aut aut che Rebel Wilson non ha accettato e, anzi, ha prontamente bruciato con un solo click, inviando in prima persona nell’etere un’esclusiva sul suo rapporto di coppia.

La reazione dell’opinione pubblica

Si potrebbe parlare della polemica scoppiata su Twitter – dopo l’uscita del pezzo di Hornery – grazie ad attivisti LGBTQ+ che si sono schierati al fianco delle due donne. O della giornalista della Bbc Megha Mohan che, sul suo profilo twitter personale, ha definito inaccettabile dettare termini temporali a personaggi noti per ricevere dichiarazioni.

Si potrebbe ricordare – come ha fatto l’esperta di comunicazione Sally Rugg – che già nel 1978, quando l’omosessualità era un reato punibile con la detenzione fino a 12 anni, il Sydney Morning Herald aveva pubblicato i nomi di 100 persone arrestate a Darlinghurst durante il Mardi Gras (il più grande evento australiano simile a un pride) e che molti degli uomini denunciati dal giornale avevano poi perso il lavoro, la famiglia o addirittura la vita.

Si potrebbe anche discutere dell’articolo con cui l’editore dell’Herald – Bevan Shields – ha provato a difendersi dopo il polverone che si è sollevato online, spiegando che avvisare preventivamente una star di un’uscita sul suo conto è una prassi del giornale che nulla ha a che vedere con l’orientamento sessuale delle persone menzionate.

Si finirebbe però per non focalizzarsi sulla questione più importante: cioè sul fatto che il coming-out di Rebel Wilson è stato effettivamente forzato. E che una violenza come questa è inaccettabile per l’epoca in cui viviamo.

Quando è giusto che la notizia si fermi?

Essere un personaggio pubblico non implica infatti che le intrusioni negli ambiti più privati e delicati della vita siano sempre e in ogni caso concesse.

Rebel Wilson, che fino al 2021 era stata legata a Jacob Busch, aveva in passato condiviso online diversi scatti riguardo alla sua vita sentimentale ma aveva di recente preferito tutelare la sua privacy, dichiarando solo che – dopo diverse esperienze fallimentari – stava finalmente vivendo una storia d’amore solida e matura. Che a rendere felice l’attrice australiana sia oggi Ramona Agruma, una donna, non fa certo la differenza. La fa, però, poter scegliere liberamente se – e quando – rendere pubblici i dettagli di un rapporto.

Perché spingere al coming-out non è la strada giusta

Troppo spesso si immagina che “spingere” qualcuno a fare coming-out sia concesso, anzi in certi casi addirittura utile e raccomandabile, per aiutare chi appartiene alla comunità LGBTQ+ a vivere apertamente – e senza paura, così come dovrebbe essere – la propria sessualità. Il processo di accettazione privata e dichiarazione pubblica, però, è molto più complesso di così; forse non totalmente comprensibile per chi non ha vissuto in prima persona gli attacchi, le umiliazioni e le violenze a cui la comunità in questione è costretta da secoli. E, molto più semplicemente, è una decisione che va presa in totale autonomia.

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