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Mancano pochi giorni all’apertura della prima edizione della Matera Digital Week, da mercoledì 22 a domenica 26 giugno, per un evento lungo cinque giornate dedicato alla sperimentazione delle tecnologie di frontiera, alla ricerca scientifica applicata e al trasferimento tecnologico. Una rassegna a cui Wired, come abbiamo già avuto modo di raccontare, contribuisce direttamente con l’organizzazione e la moderazione di sei tavole rotonde, oltre alla presenza del direttore Federico Ferrazza. Ma c’è anche molto altro.
Protagonista sul palco dell’Auditorium Gervasio fin dalla prima giornata, nonché responsabile scientifico della Casa delle Tecnologie Emergenti (Cte) di Matera dove si presenteranno tutti i laboratori delle ultime tre giornate, è Giampiero Pepe, professore di fisica sperimentale all’Università di Napoli Federico II. Per Wired l’abbiamo incontrato per avere qualche anticipazione sulla Digital Week, per farci spiegare qual è il contesto in cui si inserisce l’evento e soprattutto per capire qual è il valore strategico, culturale ed economico per il territorio che un’iniziativa di questo genere porta con sé. Ecco che cosa ci ha raccontato.
Giampiero Pepe, partiamo dall’inizio: come è nata l’idea della della Casa delle Tecnologie Emergenti di Matera?
“Tutto è cominciato da un’opportunità offerta dal ministero dello Sviluppo economico attraverso una call dedicata alla tecnologia 5G a valle della sperimentazione fatta a Bari-Matera e in altre città italiane. Facendo perno su quell’occasione, è nato questo progetto materano coinvolgendo il Consiglio nazionale delle ricerche (il Cnr, da cui ha avuto inizio la mia partecipazione attiva qui a Matera), il Politecnico di Bari e l’università della Basilicata, con un forte legame quindi con il territorio, per dare origine alla Casa delle Tecnologie Emergenti di Matera, la più grande in termini di finanziamento tra quelle oggi operanti sul territorio nazionale. La volontà era, ed è, chiara: portare le tecnologie emergenti che si sviluppano a Matera verso un contesto nazionale e territoriale più ampio, mettendo insieme l’ambiente accademico e soprattutto il mondo delle imprese, grandi e piccole.
“Il progetto della Casa delle tecnologie emergenti di Matera ha cominciato a prendere forma come idea progettuale nel 2018, anche se poi è operativamente partito nel 2020, con la focalizzazione degli obiettivi in un momento per altro in cui la città cambiava amministrazione. Sono stati mesi molto intensi per l’organizzazione della CTE, la strutturazione di una governance efficiente, per l’avvio di nuova progettualità collegata alle attività da svolgersi: rispetto alle altre Case delle Tecnologie Emergenti, quella di Matera sta costruendo ora il coinvolgimento della componente industriale, perché non era previsto nelle regole di ingaggio iniziali, ma nonostante questo a Matera stiamo lavorando per rendere significativa questa presenza, mettendo a disposizione le competenze dei nostri partner tecnologici e aprendo alle finalizzazioni dei nostri laboratori in un contesto di efficiente open innovation”.