domenica, Luglio 13, 2025

Noleggiare un'auto sta diventando impossibile

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Tre giorni a giugno in giro per le strade di Roma con una Fiat 500 a noleggio: 265 euro. Un suv per un weekend lungo a luglio a Orlando: 436 euro. Una familiare con cambio automatico per visitare l’Algarve una settimana ad agosto: 810 euro. Il costo, però, non è l’unico problema: per alcune mete turistiche le auto a noleggio non ci sono proprio.

Cosa è successo? La pandemia, la crisi dei microchip e la guerra in Ucraina, tanto per cominciare. Ma non si tratta solo di uno scossone a breve termine: il mercato delle auto a noleggio potrebbe cambiare per sempre. La conseguenza potrebbe essere un aumento permanente dei prezzi, un afflusso di auto elettriche, l’arrivo sul mercato di brand cinesi, e forse l’ascesa del car sharing peer-to-peer come alternativa mainstream, nel caso in cui un numero sufficiente di persone si dimostri disposta a condividere la propria auto con estranei.

La crisi del settore

La situazione ha iniziato a prendere una brutta piega all’inizio del 2020, quando i lockdown in tutto il mondo hanno fatto crollare il mercato dell’autonoleggio. Quasi due terzi delle attività di noleggio auto di Avis-Budget negli aeroporti hanno chiuso, con un calo dei ricavi a livello aziendale del 41 per cento rispetto all’anno precedente registrato nel 2020. Per Europcar i ricavi del 2020 sono diminuiti del 42 per cento; nel caso di Hertz – che ha poi dichiarato fallimento, prima di ristrutturarsi e riprendersi – il calo è stato invece del 46 per cento.

In risposta allo scombussolamento nel comparto, le società di noleggio hanno venduto le proprie auto. Nel Regno Unito, le flotte sono state ridotte del 30 per cento, secondo la British Vehicle Rental and Leasing Association (Bvrla), un’associazione britannica di settore. Nel 2019, Hertz disponeva di 700mila veicoli a livello globale. Nel primo trimestre del 2022, la sua flotta è scesa a 481mila unità, secondo un portavoce dell’azienda. Il parco auto di Europcar contava 293mila veicoli nel primo trimestre del 2020, poi ridotto a 187.200 nel 2021.

La strategia aveva un suo senso, considerando che i due mercati chiave del settore, quello delle imprese e delle persone in vacanza, erano confinati a casa, spiega Yusuf Allinson, analista presso la società di ricerche di mercato IbisWorld: “Non aveva senso tenere in piedi beni che si stavano svalutando e non generavano denaro“.

Quando poi i lockdown sono stati allentati e i viaggi hanno iniziato a riprendere, però, le società di autonoleggio non sono riuscite a rifornirsi di veicoli a causa di una carenza di chip che ha bloccato la produzione, un problema aggravato dalla complessità delle catene di approvvigionamento che si basano su componenti prodotti o assemblati in Ucraina. La conseguente carenza di auto per il noleggio ha portato i prezzi ad aumentare più del doppio. Secondo l’organizzazione dei consumatori Which, nel periodo pasquale i costi per il noleggio delle auto sono aumentati in media del 135 per cento in Portogallo, Cipro, Spagna, Grecia, Italia e Francia rispetto ai livelli del 2019. “L’auto viene acquistata a un prezzo più alto, il carburante costa di più, c’è più domanda: è logico che i prezzi aumentino“, sottolinea Allinson.

Il car sharing peer-to-peer

Non c’è molto che si possa fare a riguardo. Ma se volete evitare preventivi da capogiro o non volete ritrovarvi senza un’auto per le vostre vacanze con la famiglia, allora è meglio prenotare con largo anticipo. Chi è abituato a fare piani all’ultimo minuto potrebbe non trovare questo consiglio particolarmente utile, ma c’è un’altra opzione: le piattaforme di car-sharing che permettono ai privati di affittare i loro veicoli. Servizi come Turo, Getaround, o HiyaCar potrebbero colmare il vuoto lasciato dalle flotte degli autonoleggi e aiutare i proprietari di auto che devono fare i conti con gli alti costi del carburante. HiyaCar ha registrato una crescita del 220 per cento nelle prenotazioni rispetto all’anno scorso, mentre su Turo i guadagni dei proprietari di auto sono decuplicati.

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