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Altrettanto distaccata è stata Jackie Peters, un’elegante imprenditrice che sta creando un applicativo di dating, dal nome Trust!, basato sulla blockchain. L’app utilizzerà la «tecnologia Web3» per recuperare la purezza degli incontri online. Peters stava ancora scegliendo quale blockchain utilizzare e Cronos non era tra i candidati.
Della decina di ospiti con cui ho parlato solo Apu Gomes, un fotografo brasiliano, ha avuto un’esperienza diretta di investimento con Crypto.com. Gomes, intenzionato a commercializzare gli NFT delle sue fotografie, era anche un piccolo speculatore. Nelle settimane successive alla messa in onda dello spot di Damon, Cronos aveva quintuplicato il suo valore. Lo spot successivo dell’azienda, con protagonista LeBron James, è stato trasmesso durante il Super Bowl. «È finita», ha raccontato Gomes. «L’ho venduto per comprare Solana». Molti dei presenti sembravano essere in preda ai postumi di una sbornia. Questo grazie a Audrey Pichy, l’organizzatrice di una conferenza NFT/LA che si era conclusa all’inizio della settimana. Pichy, nata nell’isola caraibica della Guadalupa, indossava una giacca di pelle e, mentre parlava, saltellava eccitata da una parte all’altra: «Fino a un mese fa non eravamo nemmeno sicuri di quante persone sarebbero venute. Alla fine, ne abbiamo contate 4.000!».
La NFT/LA si era tenuta al centro congressi adiacente alla Crypto.com Arena. Dopo averlo scoperto, il lanciatore di giavellotto ha riconsiderato la propria posizione di rifiuto. «In fondo, quello che sta realizzando è una mossa intelligente», ha detto di Marszalek. «Ci sono aziende di blockchain che esistono dal 2013 e non hanno nemmeno un responsabile del marketing. Altre sviluppano la loro tecnologia e allo stesso tempo investono sul fascino dell’immagine del proprio marchio. È una strategia di sviluppo intelligente. Non vanno sottovalutati», ha considerato.
Sono entrato per ordinare un drink, ho consegnato al barista la mia carta Crypto.com e ho atteso la sua reazione. Niente. «Questa è una carta crypto», ho spiegato. Lui ha annuito. «Pago con la criptovaluta», ho aggiunto. «In Bitcoin. Beh, in realtà non con Bitcoin, ma Cronos che è come Bitcoin». «Non accettiamo Bitcoin», ha risposto. «Beh, facciamo una prova e vediamo se funziona», ho insistito.
Non so cosa mi aspettassi: fanfare, striscioni, una stretta di mano da parte di Satoshi Nakamoto, ma la transazione è andata a buon fine e il barista è scappato a servire un altro cliente. La criptovaluta era una realtà: smart e divertente. Marszalek aveva vinto.