Questo articolo è stato pubblicato da questo sito
Qual è il tuo primo ricordo legato alla recitazione?
Avevo nove anni, io e mio cugino dovevamo salire sul palco e sporcare tutto. Avevamo a disposizione un tavolino con del pane e delle arance, così io facevo le palline di pane e le lanciavo, prendevo le arance, le mangiavo, poi le buttavo a terra, una cosa divertentissima. Mi ricordo che quando uscivo di scena saltavo di gioia perché volevo farlo di nuovo, volevo sentire di nuovo esattamente quella cosa. Non ho mai immaginato di voler fare altro.
Una cosa che sembra differenziarti dagli altri attori della tua generazione è il tuo desiderio di non bruciare tappe. Anche quando avresti potuto, considerando il nome.
Penso sempre che il tempo c’è e non ha senso avere fretta di fare tutto subito. Questo mestiere è bello proprio perché non si arriva da nessuna parte, è un viaggio dall’inizio alla fine, nel mentre incontri delle persone diverse che interpreti. Non la penserò mai come Renato Carosone, che arrivato all’apice poi lascia tutto.
Quindi che si fa dopo aver vinto il David?
Si continua a lavorare.
L’hai vinto interpretando il tuo bisnonno in Qui rido io. Che effetto fa entrare nella storia di famiglia interpretando un tuo antenato?
Freudiano. Sul set era come se stessi facendo un film qualsiasi, ero solo lì a interpretare una parte. È stato più strano rivedermi e vincere il David. Il giorno dopo la vittoria siamo andati tutti a pranzo a casa di Mario Martone a festeggiare, e al momento del brindisi lui ha detto: “Che Eduardo Scarpetta abbia vinto un premio per un film su Eduardo Scarpetta è veramente l’apoteosi del teatro”.
Foto di Anna Adamo
Styling: Chiara Spennato
Stylist Assistant: Sofia Roma
Grooming: Martina Russo
Produzione: Gloria Gotti
Assistente di produzione: Sofia Vogliazzo