venerdì, Marzo 29, 2024

I raccattapalle sono i veri eroi di Wimbledon

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A tutti noi può essere capitato di vedere i video caricati su YouTube, accompagnati da titoli del tipo: «Raccattapalle colpito in pieno durante la finale di Wimbledon» o «~ WIMBLEDON 2022 ~ Serena Williams sorprende la raccattapalle [3 emoji di palline da tennis]». Di solito, si tratta di sfortunati raccattapalle che si trovano sulla linea di tiro mentre Serena Williams o Rafael Nadal inviano un bolide in campo. Il pubblico si lamenta e subito dopo vediamo al rallentatore la pallina da tennis colpire lo sventurato Ball Boy o Girl (BBG), come vengono chiamati dal 2018 a Londra i raccattapalle.

A parte il suddetto rischio, quando ammiriamo questi ragazzi e ragazze sullo sfondo di un maestoso campo da tennis di Wimbledon pensiamo subito al privilegio di potere incontrare un grande campione e il loro ruolo sembra veramente facile. Si fanno qualche sana corsetta, prendono un po’ di sole e alla fine regalano loro anche qualche prezioso souvenir e un bel paio di nuovi braccialetti da tennis. Il compito dei BBG è elementare almeno quanto l’ABC, verrebbe da dire facendo un istintivo gioco di parole.

«In termini di candidature al ruolo di raccattapalle, quest’anno ne abbiamo avute 1500», afferma Sarah Goldson, responsabile del BBG ai The Championships di Wimbledon. Le domande provengono da un gruppo selezionato di scuole che hanno a disposizione un numero limitato di posti da assegnare dopo la prova finale annuale. 

«Al test finale accedono meno di 300 candidati: alcune scuole ne hanno 100 e 10 posti da proporre, ma non c’è alcuna garanzia: quella scuola potrebbe non essere neppure selezionata. Noi ne prendiamo circa 170, quindi più di 100 non ce la faranno».

Il resto della squadra BBG, costituita in tutto da 250 persone, proviene da un gruppo noto come «recalls», ovvero coloro che sono stati richiamati dopo avere partecipato in passato ad almeno un torneo di Wimbledon. Anche loro devono sottoporsi a prove separate di selezione. «Chi ha partecipato a un torneo, magari anche a una finale, non ha alcuna garanzia di passare una seconda volta», avverte Goldson.

Si tratta di un percorso altamente selettivo per un ruolo difficile che richiede la massima concentrazione, scatto e una flessibilità esplosiva oltre all’abilità, poco apprezzata, di rimanere fermi mentre una pallina ti sfreccia davanti a una velocità che può raggiungere i 230 chilometri all’ora. Abbiamo chiesto a Goldson di spiegarci cosa rende un raccattapalle BBG perfetto e perché è impossibile competere con loro.

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Un raccattapalle indossa il kit Ralph Lauren del 2022

JAMES HARVEY KELLY

Velocità, resistenza e scatto

«La forma fisica è estremamente importante. Non è male riuscire a resistere per 15 minuti, ma noi cerchiamo persone che siano in grado di reggere a lungo lo sforzo.

Devono abituarsi ai movimenti di arresto e ripartenza: bisogna essere in grado di fermarsi dopo uno scatto, perché non si corre su lunghe distanze. I centri [i ‘centri’ sono i raccattapalle a rete, le ‘basi’ quelli dietro] devono garantire la loro resistenza in termini di velocità: non servono a nulla se riescono a scattare due volte a rete, due volte in campo, e poi sono esausti. Devono poter sostenere il gioco. Allo stesso modo, dobbiamo considerare il loro impatto sul campo. Non possiamo avere persone che si fermano o che trascinano i piedi quando fanno recuperano una pallina.

Inizialmente abbiamo ipotizzato di fargli indossare dei dispositivi per vedere quanti chilometri percorrono. L’ipotesi è che quelli al centro facciano un chilometraggio significativo perché si tratta di una zona di campo leggermente più ampia. I centrali sono ovviamente quelli che corrono di più. Se migliorano l’efficienza, però, possono ridurre il numero di volte in cui devono correre avanti e indietro.

Al torneo di Wimbledon, fanno un turno di un’ora e durante l’allenamento ci avviciniamo a questo tipo di rendimento. Ricordiamo loro che alcuni istruttori di un tempo stavano in campo per due ore, gestivano il tabellone ed erano solo in quattro, non in sei come oggi». 

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