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In campo c’è anche Stefano Giansanti, capitano della nazionale italiana di polo che incontriamo prima della partita, e che ribadisce quanto «La realizzazione dei tornei del circuito Italia Polo Challenge, organizzati in collaborazione con la Fise e con la partecipazione di U.S. Polo Assn. che fin dall’inizio ha sposato con entusiasmo il progetto, sta garantendo al Polo una visibilità fondamentale per lo sviluppo della disciplina». Come marchio ufficiale della United States Polo Association (USPA), organizzazione no-profit dedicata allo sport del polo fondata nel 1890, e in qualità di sponsor tecnico dell’Italia Polo Challenge U.S. Polo Assn. ha fornito l’abbigliamento ai giocatori delle quattro squadre in gara (U.S. Polo Assn., Poltu Quatu, Hendricks e Distretti Ecologici), e oltre a vestire i polo player, ha personalizzato i sottosella di tutti i polo pony presenti all’evento, come già sperimentato in occasione di Piazza di Siena a Roma, fornendo anche l’abbigliamento a tutto lo staff organizzativo dell’evento.
Quando la partita si è conclusa, con un pareggio, a cui sono seguiti una sorta di “calci di rigore”, come previsto dal regolamento del torneo, mi sono tornate in mente le parole che qualche settimana prima, J. Michael Prince – Presidente e CEO di USPA Global Licensing, la società che gestisce e supervisiona il marchio U.S. Polo Assn. – ha detto a GQ: «Andare a una partita, e godersi una bella giornata in un ambiente rilassato. E lì potresti dire, ‘ehi, voglio provare a salire su un cavallo’. Oppure ‘ehi, voglio provare a giocare a polo’. Oppure potresti semplicemente appassionartici e decidere di voler entrare in un club e divertirti guardando le partite. Sai, ci sono tanti modi per essere coinvolti a tutti i livelli, e a tutte le età». Forse ha ragione lui, il polo sta davvero uscendo dalla sua nicchia, e potrebbe diventare una nostra nuova grande passione.