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Airbnb prende atto dell’opinione dell’avvocato generale della Corte di giustizia europea in merito alla diatriba sulla disciplina fiscale italiana dedicata agli affitti brevi del 2017 ed evidenzia, in primis, come l’opinione di Maciej Szpunarsia non sia vincolante. Inoltre il parere riconosce che l’obbligo di nominare un rappresentante fiscale è contrario al diritto dell’Unione europea.
In attesa della decisione della Corte, recita quindi una nota ad hoc, la piattaforma online di affitti brevi ricorda come Airbnb abbia “sempre inteso prestare massima collaborazione in materia fiscale e supporti un approccio coerente e standardizzato di condivisione dei dati. Per questo motivo abbiamo accolto con favore l’accordo fra gli Stati membri (della Ue, ndr) per procedure di adeguata verifica per i gestori di piattaforme, noto come Dac7”.
La Dac7 è in particolare una direttiva dell’Unione europea promulgata nel 2021, che modifica le regole in materia di cooperazione amministrativa nel settore fiscale. La norma obbliga quindi i gestori delle piattaforme digitali a comunicare i redditi percepiti dai venditori/clienti attivi sui loro portali (come peraltro fa la stessa legge italiana. Il punto principale della diatriba con il fisco tricolore è però sempre stato quello relativo all’obbligo in capo alle piattaforme immobiliari di affitti brevi di agire come sostituto d’imposta, ndr). In accordo alla Dac7, gli Stati Ue sono poi tenuti a scambiarsi automaticamente con i paesi partner i dati ricevuti dalle stesse piattaforme.