lunedì, Giugno 5, 2023

Come Cisco sta riprogettando lo smart working

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Quale futuro per il lavoro? Dopo i primi mesi della pandemia di Covid-19, la corsa (soprattutto delle società digitali) allo smart working è alle spalle e sono cominciati i ripensamenti. Sono già parecchi gli amministratori delegati che hanno chiarito una cosa: piaccia o meno, in ufficio si dovrà tornare. Magari meno a lungo, sicuramente con più flessibilità. 

Dal punto di vista della gestione delle risorse umane, il lavoro in presenza è una semplificazione: tutti si trovano nello stesso posto e a portata di voce. Orari chiari e coperture dei turni prive di equivoci. La flessibilità è un altro paio di maniche. Richiede, innanzitutto, visione strategica, un ripensamento dei processi che divida quelli per cui è necessario presentarsi alla scrivania dagli altri.

I manager spesso temono cali di produttività. Vanno quindi predisposte metriche per valutarla sempre meno basate sul tempo trascorso davanti al pc e sempre più sui risultati raggiunti. Un tema che non mancherà di avere implicazioni giuslavoristiche, da valutare. C’è poi l’aspetto infrastrutturale, con l’acquisto di software e device dedicati: dalla gestione ottimale degli spazi fisici alla cybersicurezza di quelli virtuali, l’emergenza è finita, e con essa lo spazio per l’improvvisazione. 

Lo smart working offre alle aziende alcune opportunità: la rotazione del personale consente di ridurre – di molto – le superfici prese in affitto.  E i costi fissi sono un capitolo dooroso dei bilanci, capace di rovinare più di un’impresa e che in ogni caso incide pesantemente sulla redditività. Dopo due anni,  il dibattito si sta facendo meno ideologico e più concreto. Insomma, lo smart working è qui, e vale la pena di trovare le strade per migliorarlo. 

Nessun ospite di serie B

Il cambiamento è irreversibile secondo gli indicatori spiega Michele Dalmazzoni, direttore delle vendite specialistiche di Cisco, multinazionale californiana che produce hardware, software e apparati di comunicazione .- Un contesto dinamico, fluido, difficile da governare. Se prima si lavorava otto ore di seguito, oggi le cose vanno diversamente. Le aziende  dovranno ripensarsi. Cosa se ne fanno di un palazzo di sette piani vuoto al novanta per cento?”. “Ci saranno due dimensioni, quella fisica e quella digitale – ha proseguito Dalmazzoni -. Ogni ambiente fisico dovrà essere pensato per integrare la propria estensione digitale”. 

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