Questo articolo è stato pubblicato da questo sito
Acqua Sant’Anna, che con circa un miliardo e mezzo di bottiglie all’anno è il primo produttore europeo di acque oligominerali, ha annunciato che sarà costretta a fermare le linee di produzione dell’acqua gassata e delle bevande frizzanti, che rappresentano circa il 30% della produzione dell’azienda. Il motivo è la mancanza di anidride carbonica, che il presidente e amministratore delegato Alberto Bertone definisce in un colloquio con l’Ansa “introvabile”, dicendo anche di aver sentito i competitor dell’azienda e constatato che “siamo tutti nella stessa situazione”.
La difficoltà di trovare anidride carbonica per prodotti alimentare si era già presentata lo scorso anno, specialmente in Regno Unito. Acqua Sant’Anna era però riuscita a ovviare a quella che adesso è diventata una “vera emergenza che riguarda tutti i produttori europei” e a mantenere il proprio livello di produzione di acqua frizzante stabile. Adesso, però, l’azienda sarebbe stata informata dai propri fornitori di CO2 che preferiscono destinare la propria produzione al comparto della sanità. “Saremmo disposti a pagarla di più anche se già costava carissima – dice Bertone – “ma non c’è stato verso di far cambiare idea ai nostri fornitori”. Il rischio è quindi che una volta che saranno terminati gli stock nei magazzini dei supermercati non ci saranno più bottiglie in vendita.
La scarsità di anidride carbonica rischia di rappresentare un problema per l’intero sistema alimentare. La CO2 è infatti contenuta in tantissimi prodotti che consumiamo, a partire da tutte le bevande gassate ma non solo. Serve infatti anche per allungare la “vita di scaffale” di alimenti come i salumi in busta, le insalate già lavate e le merendine, ed è utilizzata per preparare i surgelati e per il ghiaccio secco. Se la presente crisi dovesse protrarsi ed espandersi, potrebbero esserci conseguenze sulle tecniche di produzione di diverse aziende operative nel settore.