venerdì, Settembre 29, 2023

Cos’è la prosopagnosia e come si manifesta

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Prosopagnosia: è questo il disturbo neurologico di cui ha dichiarato di soffrire l’attore e produttore cinematografico Brad Pitt nel corso di una lunga intervista rilasciata a GQ. L’attore, celebre per film come Fight Club, Vi Presento Joe Black e C’era Una Volta a Hollywood, ha dichiarato di pensare di soffrire di questa condizione, che si manifesta soprattutto nei contesti sociali e che però non gli è mai stata diagnosticata ufficialmente, dal 2013: Pitt, infatti, non riuscirebbe a riconoscere i volti e ricordare le persone che incontra, e teme che ciò gli abbia portato una certa fama di persona distaccata, inaccessibile ed egocentrica. 

Nessuno mi crede!” si è lamentato Pitt nell’intervista. “Voglio incontrare qualcun altro come me”. In realtà questo disturbo non è estremamente raro: si stima che ne sia affetta una persona su 50, tra cui anche la conduttrice televisiva Enrica Bonaccorti e lo scrittore, artista, artista e attore scomparso nel 2019 Luciano De Crescenzo.

Cos’è la prosopagnosia

Il termine prosopagnosia deriva dalle parole greche che stanno per “volto” e “mancanza di conoscenza”: in effetti questo disturbo, chiamato anche cecità facciale, è caratterizzato dall’incapacità di riconoscere i volti delle persone per via – si pensa – di anomalie o danni a carico della circonvoluzione fusiforme destra, un’area del cervello che controlla la percezione e la memoria per i visi. Vi sono principalmente due forme di prosopagnosia: quella congenita (o evolutiva), ovvero presente dalla nascita (che spesso ha una componente genetica ed ereditaria) e quella acquisita, che insorge invece a seguito di danni cerebrali come traumi fisici, ictus o malattie neurologiche. 

In passato si riteneva che la maggior parte dei casi di prosopagnosia fossero acquisiti, mentre, come indica il National health service (Nhs) britannico, da diversi studi è emerso che vi sono molte più persone che soffrono di prosopagnosia congenita di quanto si pensasse, circa 1 su 50, che equivale a circa 1,5 milioni di persone nel Regno Unito. Questa condizione non sembra essere correlata ad altri problemi neurologici, come disfunzioni della memoria problemi alla vista o difficoltà di apprendimento, ma, quando è congenita, a volte risulta associata alla sindrome di Turner (malattia congenita in cui è presente solo uno dei cromosomi sessuali), alla sindrome di Williams e all’autismo.

Come si manifesta

A seconda dell’entità del danno o del malfunzionamento cerebrale, la prosopagnosia può manifestarsi con diversi livelli di gravità: alcune persone con questa condizione possono avere difficoltà a riconoscere un volto familiare, altre faticano a trovare differenze tra i volti sconosciuti, mentre altre addirittura potrebbero non essere in grado di riconoscere il proprio volto oppure la differenza tra un volto e un oggetto. Alcune persone con prosopagnosia non riconoscono determinate espressioni facciali, l’età o il genere di una persona o non riescono a seguirne lo sguardo. Molte persone hanno anche difficoltà a orientarsi nello spazio o compiere azioni semplici, come seguire la trama di un film. Inoltre, una persona con prosopagnosia potrebbe preoccuparsi di apparire scortese o disinteressata (come riporta Pitt nell’intervista), soprattutto quando non riesce a riconoscere il volto di un interlocutore.

La prosopagnosia può essere un disturbo serio, con ricadute altamente impattanti sulla qualità della vita di chi ne è affetto. Chi ha questa condizione, infatti, tende a evitare l’interazione con le altre persone e può sviluppare un disturbo d’ansia sociale, può avere difficoltà a stringere relazioni e avere problemi nella vita lavorativa, oltre che soffrire di depressione.

I trattamenti

Sebbene non esista una terapia specifica per la prosopagnosia, e nonostante la ricerca prosegua per indagare in maniera più dettagliata le cause di questa condizione, i trattamenti ad oggi disponibili hanno come obiettivo quello di insegnare alle persone con questa condizione a sviluppare strategie compensatorie, che servano a riconoscere le persone indipendentemente dal loro volto o che tentino di ripristinare i normali meccanismi di elaborazione dei volti. Spesso mostrano buoni risultati, ma a volte non funzionano: per esempio, possono fallire quando una persona con prosopagnosia incontra qualcuno che conosce in un luogo inaspettato o che ha cambiato aspetto fisico.

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