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Mai una domanda a un tennista potrebbe avere risposta più scontata: «Qual è il trofeo che sogni di vincere?». «La coppa di Wimbledon». E non parliamo soltanto del torneo, certamente il più importante tra gli Slam, ma proprio del trofeo che il vincitore alza al cielo di fronte al pubblico del campo centrale. Un’opera d’arte, un gioiello che porta con sé storia, tradizione e un pizzico di leggenda, e che rende ancora più affascinante uno degli eventi sportivi più importanti dell’anno.
The Gentlemen’s Singles Trophy
Si chiama così la coppa destinata al vincitore del singolare maschile, che fece la sua prima apparizione all’All England Club nel 1887, 11 anni dopo la nascita del torneo. La prima coppa si chiamava Field Cup, in palio dal 1877 al 1883, sostituita per pochi anni dalla Challenge Cup. La regola iniziale prevedeva che chi avesse vinto il torneo per tre volte avrebbe potuto tenere l’originale, ma gli organizzatori fecero marcia indietro dopo i sei successi consecutivi di William Renshaw tra il 1881 e il 1886, che gli permisero di tenersi sia la Field Cup che la Challenge Cup, cosa che obbligò ad acquistare un nuovo trofeo del costo di 100 ghinee. Troppo alto il rischio che la cosa potesse ripetersi, così l’All England Club decise che il vincitore avrebbe avuto una copia del trofeo, con l’originale esibito soltanto nella premiazione ufficiale al termine del torneo. La riproduzione per il campione di Wimbledon è grande tre quarti l’originale.
L’ananas
La coppa è alta 45,7 centimetri e ha un diametro di 19 centimetri, è fatta di Silver gilt, ovvero argento dorato e pesa 3,5 chili. Ben visibile la scritta The All England Lawn Tennis Club Single Handed Championship of the World, con incise anno e nome dei precedenti vincitori. Con l’edizione del 2008 vinta da Nadal, però, terminò lo spazio a disposizione per le successive incisioni, così si decise di aggiungere un basamento con una banda ornamentale argentata per continuare la tradizione anche negli anni seguenti.
Ma la caratteristica principale (e la più curiosa) è l’ananas che si trova in cima alla coppa. Sul perché non esiste una spiegazione ufficiale, ma diverse leggende che rendono il dettaglio ancora più particolare. C’è chi lo fa risalire al fatto che i capitani delle navi britanniche mettessero un ananas davanti alle proprie abitazioni una volta rientrati da un lungo viaggio, a testimonianza del fatto di essersi spinti lontano in nome della regina e di aver fatto ritorno in patria. L’altra spiegazione più accreditata riguarda il fatto che il trofeo dovesse essere qualcosa di unico ed esclusivo, proprio come lo era un ananas in Inghilterra a fine ‘800.
L’incisore
Quello dell’incisione del nome del vincitore sul trofeo rappresenta uno dei momenti più simbolici di Wimbledon, un’operazione che dura circa 18 minuti e che viene svolta rigorosamente a mano. Ecco perché quella dell’incisore, The engraver, è una figura centrale e importantissima, oltre che molto prestigiosa. Per ben 35 anni (dal 1979 al 2014) questo ruolo è appartenuto al polacco Roman Zoltowski, considerato un vero e proprio artista in questo campo. Nel 1995 tornò in patria dall’Inghilterra, ma non smise mai di svolgere il suo prezioso compito. Ogni anno, in macchina, partiva dalla Polonia per arrivare a Londra. Perché non andava in aereo? Perché con la sua attrezzatura per incidere la coppa non poteva volare (era considerata al pari di un’arma), e ne era talmente geloso da non volerla mettere nella stiva di un aereo né spedirla. Meglio la macchina, su cui caricava tutto il necessario per lavorare tutti i trofei (di singolo e di doppio, quelli dei tornei juniores e le medaglie) messi in palio a Wimbledon. Da quando ha smesso il nuovo incisore è l’inglese Emmet Smith, artigiano che lavora anche sui principali trofei del calcio e del rugby britannico.