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I tre sorpassi rifilati al campione del mondo dicono tanto di Leclerc, che già in Bahrain e in Australia, quando aveva vinto, ci aveva messo molto del suo, al di là dei meriti di una macchina competitiva su tutti i tracciati. Testa e piede, la prima per reggere la pressione di chi sa che guidando una Ferrari è costantemente obbligato a fare qualcosa in più degli altri, il secondo per tenere a bada una macchina che negli ultimi giri lo ha costretto a fare qualcosa che sembrava impensabile, tenendola in pista nonostante un problema che per molti avrebbe portato al ritiro. Il pedale dell’acceleratore, infatti, restava bloccato e non saliva fino in fondo quando schiacciava quello del freno, in una difficilissima situazione in cui la macchina sentiva di dover frenare ma allo stesso tempo l’acceleratore le dava un segnale opposto. Lui è riuscito a bilanciare con capacità e sapienza le due cose, portando al traguardo la sua Ferrari per una vittoria che ne esalta una volta in più le doti di guida.
E nel Mondiale del talento questa volta ha avuto la meglio lui su chi, come Verstappen, può contare sulla stessa dote, quella capacità di sentire la macchina che solo i migliori possiedono, cosa che permette loro di andare oltre il limite, vedendo spazi e traiettorie impensabili per gli altri, proprio perché in quel momento diventano una cosa sola con la vettura che hanno tra le mani.
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Leclerc come Villeneuve?
Il paragone può essere ardito, eppure i due non sono poi così diversi. Facce pulite e piede pesante, bravi ragazzi fuori, ma indemoniati in pista. Lo era Gilles Villeneuve, che Enzo Ferrari considerava come un figlio acquisito, al punto da perdonargli più di quanto non avesse mai fatto con altri piloti. Lo considerava un suo figlio acquisito, perché in pista lo faceva emozionare, interpretando la filosofia del Cavallino proprio come voleva il suo fondatore.
Questione di cuore e anima, dando tutto per quei colori, diventando un altro non appena si abbassava la visiera. Leclerc è così, misurato e gentile a parole, duro e combattivo quando c’è da andare a prendersi una pole position o una vittoria, proprio come ha fatto con fredda determinazione in Austria, dove per Verstappen non c’è stato scampo.
Nella storia della Formula 1 ci sono stati tanti talenti puri, specialmente all’inizio delle loro carriere, quando ancora giovanotti facevano strabuzzare gli occhi a chi li vedeva per la prima volta in pista. È stato così per Prost e per Senna, per il primo Schumacher e per l’Hamilton ragazzino, per Alonso e per Vettel, gente toccata dal talento cristallino e che poi in Formula 1 ha segnato pagine di storia.
Tutti loro hanno concretizzato quel dono trasformandolo in vittorie, e le vittorie in titoli mondiali. Quello che sogna Leclerc, Il Predestinato che Enzo Ferrari si sarebbe coccolato nel suo ufficio di Maranello.