domenica, Giugno 11, 2023

Come funzionano gli affitti brevi in Italia

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Il decreto legge Aiuti segna una svolta nel mondo degli affitti brevi in Italia: con l’approvazione del decreto, che ci aspetti passi con la fiducia entro il 14 luglio, in Senato, il Comune di Venezia avrà la possibilità di scrivere un regolamento comunale per fissare i limiti massimi degli immobili residenziali destinati agli affitti brevi. La norma è stata scritta dal deputato Nicola Pellicani (del Partito democratico) “con l’obiettivo di trovare un giusto equilibrio tra il diritto alla residenza e il diritto a svolgere l’attività di locazione breve”. Tra i paletti piantati dal testo, ha spiegato Pellicani, anche la possibilità per il comune “di subordinare lo svolgimento dell’attività di locazione breve per oltre 120 giorni, anche non consecutivi, di ogni anno solare, al mutamento di destinazione d’uso e categoria funzionale dell’immobile”. Tradotto: chi vorrà affittare ai turisti il proprio appartamento per più di quattro mesi potrà dover cambiare la destinazione d’uso di casa sua che dovrà essere equiparata quantomeno a un bed and breakfast.

Quante tasse si pagano sugli affitti brevi

Al di là delle scelte del comune di Venezia, visto che l’emendamento dà la possibilità di un nuovo regolamento ma non introduce alcun obbligo, in Italia il mondo degli affitti brevi è definito da una legge del 2017. Innanzitutto la norma definisce i tempi. “Per contratto di locazione breve – spiega l’Agenzia delle entrate – si intende un contratto di locazione di immobile a uso abitativo, di durata non superiore a 30 giorni, stipulato da persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa”. Chi affitta la propria casa per meno di trenta giorni consecutivi può pagare di tasse il 21% di quanto incassato (come avviene per la cedolare secca sugli affitti): ciò significa che se una notte costa 100 euro, 21 andranno allo stato. La grande novità della legge del 2017 è che le piattaforme di intermediazione come Airbnb sono obbligate a trattenere la somma per poi versarla nelle casse dello stato attraverso un modulo F24, agendo come sostituto di imposta. Per chi decidesse di non beneficiare della cedolare secca, invece, il 21% di trattenuta viene calcolato come acconto per il saldo dell’Irpef a fine anno.

Dalla legge di Bilancio 2021 però le condizioni fiscali favorevoli per chi affitta casa per brevi periodi sono limitate a chi mette sul mercato “non più di quattro appartamenti per periodo di imposta”. Il comma 595 della legge di fine anno spiega infatti che “negli altri casi l’attività di locazione, da chiunque esercitata, si presume svolta in forma imprenditoriale” anche per i contratti stipulati “tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare, ovvero tramite soggetti che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di un immobile con persone che dispongono di appartamenti”.

Anche per questo dal 2023 scatterà un ulteriore obbligo per i portali di intermediazione. L’Agenzia delle entrate ha deciso che oltre a nome e codice fiscale del locatore e indirizzo, durata e importo del contratto i portali dovranno comunicare “l’anno di riferimento e i dati catastali dell’immobile locato”. Secondo l’ente guidato da Ernesto Maria Ruffini, la decisione “risponde all’esigenza di poter meglio individuare gli elementi del contratto di locazione breve”, con i dati catastali che “risultano funzionali a identificare puntualmente l’immobile oggetto di locazione breve”. Insomma, sarà sempre più difficile confondere le acque e arginare il vincolo dei quattro appartamenti per poter beneficiare della tassazione vantaggiosa del 21%.

Roma come Venezia, Firenze studia legge su affitti brevi

Se la norma su Venezia è nata in Parlamento, circa un mesetto prima qualcosa di molto simile l’ha approvata  il Consiglio regionale del Lazio per la città di Roma con la legge del 24 maggio 2022 che ha riorganizzato il sistema turistico laziale con un testo davvero ampio. Tra le norme passate dalla Pisana si prevede che “ai fini della salvaguardia ambientale e paesaggistica e del patrimonio storico” Roma Capitale possa individuare criteri specifici in riferimento a determinati ambiti territoriali per lo svolgimento di attività di natura non imprenditoriale di locazione di immobili ad uso residenziale per fini turistici, nel rispetto dei principi di stretta necessità, proporzionalità e non discriminazione”. Insomma, come per il sindaco Luigi Brugnaro a Venezia, anche per Roberto Gualtieri, al netto di impugnazioni e ricorsi al Tar, si apre la possibilità di limitare gli affitti brevi attraverso un semplice regolamento comunale. 

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