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Della qualità e maturità di Noi, loro, gli altri Marracash, protagonista della cover story di GQ dello scorso dicembre, aveva parlato in una lunga intervista di anticipazione e commento dell’album, definito «Il più difficile della mia carriera» e al quale si era approcciato «Facendo finta di fare un nuovo primo disco. Di proseguire con quello che di nuovo avevo trovato nella mia carriera con Persona, cioè una consapevolezza maggiore dei miei mezzi, un’onestà intellettuale e una maturità diverse, e un produttore, Marz, con cui lavorare a stretto contatto e con cui ho un grande feeling lavorativo».
Noi, loro, gli altri è anche il disco del King del rap più cantato, un ulteriore elemento importante nel suo essere speciale: «Ho sempre cercato di cantare, o di canticchiare almeno, è una cosa che ho sempre voluto fare fin dai primi dischi e che ho sempre represso, nel senso che mi è capitato più volte di far cantare cose ad altri che avevo scritto io, perché il canto mi sembrava lontano dal mio personaggio. Poi è subentrata la famosa maturità dell’artista, che è anche la maturità nella vita, e che ti permette di appropriarti di quello che sei veramente senza farti schiacciare da quelle che sono le convenzioni del genere, dall’aspettativa degli altri, dalla casella in cui ti hanno messo», aveva detto.
Il premio della critica e dei giornalisti è arrivato solo ora, ma l’ultimo disco di Marracash ha fatto da subito magie anche in termini di accoglienza da parte del pubblico. «So che ho dato tanto per questo lavoro ed ero consapevole che fosse un disco di qualità, però le reazioni non le puoi mai prevedere. Puoi cercare di fare al meglio il tuo dovere, metterti la coscienza a posto, e sperare nel meglio, anche avere aspettative. Però, davvero, così è bestiale, da ogni punto di vista», ci raccontava mentre tutte le tracce di Noi, loro, gli altri rimanevano prime su Spotify appena uscito il disco così come nei giorni a seguire. Il disco era primo su ogni piattaforma. «Secondo me il disco è arrivato come non mai, a tutti. Nei ritagli di tempo mi sto mettendo anche su Instagram a leggere cosa mi scrivono e lì mi rendo conto che ho colpito nel segno anche in maniera trasversale: i ragazzi più giovani, gli over 50, vecchi fan del rap che non lo ascoltavano più, psicologi, sociologi. Strepitoso, davvero. Incredibile, detto fra noi, anche al di là dell’intervista, davvero incredibile», aveva concluso.
Oggi il premio della targa Tenco è bello anche pensando a questo, perché è stato rivelato giusto nel giorno in cui Marra iniziava il tour, quel live, quel vedere l’effetto della tua musica e delle tue parole sul pubblico che l’album precedente, Persona, uscito poco prima che scoppiasse la pandemia, si era visto negato, quel tour che completa il viaggio a cui ogni canzone e ogni disco aspirano, facendo dei concerti il luogo della condivisione più profonda e autentica di quel tesoro (e di quella potenza ed energia) che è la musica.
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