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Qualcuno ricorda un mondo senza il colore giallo dei Minions? Emily Steel, nel suo articolo dal titolo How Comcast and NBCUniversal Used Minions to Fuse an Empire (Come Comcast e NBCUniversal hanno usato i Minions per fondare un impero), sottolinea quanto sia ironico che questi «furfanti a forma di idrante» siano diventati le mascotte aziendali di un conglomerato transmediale in piena evoluzione. Tanto per cominciare, i Minions sono cattivi. Sin dalla loro prima apparizione in Cattivissimo me, è stato sottolineato più volte che il loro unico scopo è quello di assistere megalomani, satrapi e nemici dell’umanità nei loro piani di dominio universale. Comcast è consapevole delle implicazioni derivanti dalla trasformazione degli ex assistenti di Napoleone e del Conte Dracula in versione Topolino? Probabilmente sì o forse no, in ogni caso la scelta ha un senso: per un’azienda sempre più concentrata sulle sinergie tra le sue diverse aree di business, i Minions sono un esempio molto redditizio da seguire. Sono la sua principale storia di successo.
Secondo quanto riportato da Steel nel citato articolo, Comcast li ha già sfruttati per pubblicizzare il proprio telecomando a comando vocale, la celebre serie tv This Is Us (NBC, 2016-2022) e anche altre anteprime del proprio studio di animazione, come Sing! (2016), in cui nemmeno compaiono. A questa lista possiamo ora aggiungere il loro mash-up nei titoli di coda di The Office (NBC, 2005-2013), un vero e proprio luogo sacro di sinergie aziendali che sfrutta il loro legame con Steve Carell, voce di Gru nella versione originale, per promuovere sia l’uscita di Minions 2 – Come Gru diventa cattivissimo nei cinema, sia la disponibilità della serie su Peacock, la piattaforma streaming NBCUniversal su Sky. Le piccole creature gialle sono arrivate a rappresentare il capitalismo nella sua forma più pura ed essenziale, o almeno ciò che esso rappresenta attraverso un avatar divertente, amichevole e non intimidatorio in grado di incoraggiare il consumo e fare sorridere una percentuale congrua del target di riferimento. I Minions sono un contenitore vergine dove ogni marchio associato all’ombrello di Comcast può proiettare senza problemi i propri obiettivi e desideri trimestrali. Sono il minimo comune denominatore di una distopia che non cerca nemmeno di mascherare un po’ il proprio volto. Viene addirittura da chiedersi se è una coincidenza che siano emersi nella nostra cultura quasi contemporaneamente al linguaggio delle emoji.
In base a questo ragionamento, Despicable Me Minion Mayhem che si trova nei vari parchi a tema della Universal in tutto il mondo, appare davvero inquietante se ci fermiamo un attimo ad analizzarne il senso. L’idea di base è che Gru abbia bisogno di altri aiutanti per realizzare i suoi piani; quindi, i visitatori del parco devono superare una serie di test di reclutamento per dimostrare di essere idonei. Despicable Me Minion Mayhem fa parte del ciclo della saga di Gru, alla ricerca del cattivo preferito? Se così fosse, i Minion sarebbero semplicemente esseri umani che uno scienziato pazzo ha trasformato in utili aberrazioni pronti a sacrificare sé stessi per ogni «banana» o elogio che esce dalla loro bocca? L’attrazione sembra suggerire che l’unico destino auspicabile, o forse possibile, per il consumatore medio di Comcast sia quello di trasformarsi nella versione capitalista di un animale domestico. Un altro mattone nel muro, senza personalità, sogni o desideri che vadano oltre il servire la propria multinazionale.
Probabilmente la cosa migliore da fare è uscire dalla spirale di un’analisi semiotica e tornare a mettere i piedi per terra. Il che significa rinunciare ai significati profondi e tornare a divertirsi, se è possibile, con i primi personaggi animati che hanno un senso solo in tre dimensioni. I Minions sono puro volume, quindi Eric Guillon, una delle storiche colonne portanti degli Illumination Studios, sapeva esattamente cosa stesse facendo quando li ha creati. È impossibile immaginarli come protagonisti di un’avventura animata tradizionale, come del resto I Simpson appaiono sempre strani quando qualcuno cerca di renderli in 3D. Un’altra chiave del successo risiede nelle voci dei Minions: al di là di quanto possa essere buffo il loro linguaggio inventato, questi personaggi sono senza dubbio i protagonisti più divertenti che un film a cartoni animati abbia mai avuto, dato che lo stesso Renard e Pierre Coffin, regista di tutti i suoi lungometraggi tranne quest’ultimo, si sono occupati di prestare loro la voce. Niente star che incassano stipendi milionari, quindi, per gestire veri e propri blockbuster che, di fatto, tendono a incassare più soldi con il merchandising che al botteghino. Le previsioni su Minions 2 – Come Gru diventa cattivissimo sono molto chiare: scalzare dal primo posto mostri sacri del calibro di Top Gun: Maverick ed Elvis e, se possibile, superare il miliardo di dollari di incassi in tutto il mondo, come hanno fatto gli ultimi due episodi del franchise.
Viviamo nel regno dei Minions e questo è tutto, bellezza!
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