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C’era una volta la televisione analogica e V – Visitors di Kenneth Johnson ne è stato uno dei più folgoranti fenomeni. In Italia la miniserie del 1983 (due parti), il sequel V – Final Battle del 1984 (tre episodi) e la serie vera e propria composta di 19 puntate prodotta nel 1985 furono trasmesse in un’unica soluzione a partire dal 1984, facendo della show fantascientifico incentrato sull’invasione aliena da parte di un’orrida razza di rettili antropomorfi una fenomeno massmediale. Era la prima volta che il nostro Paese impazziva per un programma televisivo di Hard Sci-fi (Star Trek e Doctor Who non avevano fino ancora ricevuto l’attenzione ottenuta nelle rispettive patrie, L’uomo da sei milioni di dollari, La donna bionica e L’incredibile Hulk, sempre di Johnson, avevano di FS solo le premesse).
Come era la prima volta che riviste e quotidiani dedicavano a una serie di fantascienza copertine e servizi, che la sera si rimaneva a casa per guardare il nuovo episodio e commentarlo il giorno successivo, che a scuola i bimbi furbi che riuscivano a vederlo di nascosto giocavano a riprodurne le scene, che si canticchiava la mitica sigla, che si correva ad accaparrarsene il merchandise. L’impatto mediatico di V-Visitors, in grado di bissare quello della seguitissima soap Dallas, altro cavallo di battaglia di Canale 5, lo rese un fenomeno popolarculturale, e per buoni motivi. Eccone alcuni.