venerdì, Gennaio 17, 2025

Se il Movimento 5 Stelle avesse multato i transfughi, avrebbe incassato 16,4 milioni

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Secondo indiscrezioni di stampa, l’eventuale voto di fiducia oggi, mercoledì 20 luglio, al governo Draghi, rimandato alle Camere dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo le dimissioni, potrebbero portare all’ennesima scissione di quello che rimane dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle. Già quel partito che voleva cambiare la Costituzione per introdurre l’obbligo di mandato. E minacciava multe da 100mila euro a quei parlamentari grillini che avessero deciso di cambiare casacca a legislatura in corso. Se lo avesse fatto, oggi avrebbe in cassa 16,4 milioni di euro.

Sì, perché sono 164 i “ragazzi meravigliosi”, per usare un’espressione del leader pentastellato Beppe Grillo, che dal 2018 a oggi hanno preferito accasarsi altrove. E nei confronti dei quali la paventata sanzione non sembra essere scattata. Per ricostruire cosa è successo, Wired si è affidata ai dati raccolti e diffusi da OpenPolis sulla piattaforma openparlamento.it. Questa la situazione alla Camera, dove la diapora grillina conta oggi 117 unità in meno rispetto ad inizio legislatura (in realtà gli addii sono 118, ma c’è un parlamentare che invece è entrato nel gruppo grillino).

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Più della metà degli ex deputati e deputate grillini sono confluiti nel gruppo misto. Un’altra quota consistente, pari a 51, ha invece seguito l’ex capo politico Luigi Di Maio nella nuova avventura di Insieme per il futuro. Ma c’è anche chi è entrato nella Lega, chi nella Forza Italia dell’odiato (dai grillini) Silvio Berlusconi, chi addirittura in quello che veniva bollato dallo stesso ministro degli Esteri, allora vicepremier, come il “partito di Bibbiano”. Ovvero il Pd.

Questa, invece, la situazione a Palazzo Madama, dove le scissioni sono state 47, su un totale di 108 senatori insediatisi dopo le elezioni del 2018:

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In questo caso, il collettore per i senatori in fuga dal grillismo è stato il gruppo misto, che ne ha accolti 39. In totale, dunque, sono 164 gli addii ai gruppi parlamentari a 5 stelle. Se il capo politico avesse applicato le multe annunciate, a colpi da 100mila euro ciascuna, nelle casse del Movimento sarebbero entrati 16,4 milioni di euro.

Soldi di cui questa forza politica avrebbe bisogno, se è vero come è vero che nel dicembre scorso aveva infranto l’ennesimo dei propri tabù con un voto degli iscritti che apriva alla possibilità di ricevere finanziamenti pubblici attraverso il 2 x mille. Ora, nel 2021 l’intero arco costituzionale ha ricevuto dalle dichiarazioni dei redditi dei cittadini 18,6 milioni di euro. A conti fatti, al M5S converrebbe comunque multare i transfughi: chissà che con le eventuali scissioni di oggi non decida davvero di farlo.

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