lunedì, Giugno 5, 2023

Cosa può fare Mattarella davanti alla crisi di governo

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Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha accettato le dimissioni del presidente del Consiglio Mario Draghi, dopo che la maggioranza parlamentare si è frantumata sotto i colpi del centrodestra e del Movimento 5 stelle. Il governo di unità nazionale formato a febbraio 2021 è quindi definitivamente caduto e le forze politiche si stanno già preparando per affrontare la campagna elettorale e le elezioni anticipate. Vediamo quindi quali sono i prossimi passi istituzionali e cosa succederà da oggi fino alla chiamata alle urne, che ormai appare sempre più probabile.

  1. Il disbrigo degli affari correnti
  2. L’incontro del presidente della Repubblica con i presidenti delle Camere
  3. Le consultazioni e il nuovo esecutivo
  4. Lo scioglimento delle Camere
  5. Le elezioni anticipate
  6. Le possibili date per le elezioni

Il Rosatellum, la nuova legge elettorale, prevede un sistema misto maggioritario e proporzionale. Cambierà la composizione del Parlamento: i seggi tra Senato e Camera saranno 600, contro i 945 attuali

Il disbrigo degli affari correnti

Nonostante il presidente della Repubblica abbia accettato le dimissioni del presidente del Consiglio, il governo resterà ancora in carica fino alla formazione di un nuovo esecutivo per il disbrigo degli affari correnti. Si tratta di una formula a cui il Quirinale ricorre durante ogni crisi di governo, ma che si riferisce a una prassi istituzionale e non a una regola scritta. Gli affari correnti non hanno e non possono avere una definizione precisa, perché riguardano l’ordinaria amministrazione e i provvedimenti in corso.

Nella pratica, durante il periodo tra le dimissioni e la formazione di un nuovo governo, l’esecutivo dimissionario resta in carica, ma con poteri limitati. Non può quindi prendere iniziative di governo, non approva decreti legge o riforme e non vengono fatte nuove nomine se non in situazioni di emergenza. Termina quindi il suo potere esecutivo, ma ha la possibilità di supervisionare e portare a termine le attività già avviate fino al momento della crisi.

L’incontro del presidente della Repubblica con i presidenti delle Camere

Secondo quanto comunicato dal Quirinale, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella riceverà i presidenti delle Camere, Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati, nel pomeriggio del 21 luglio. È il primo passaggio formale della crisi di governo, al quale potrebbero seguire le consultazioni con i partiti o il diretto scioglimento delle Camere e la convocazione delle elezioni anticipate.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi annuncia le sue dimissioni alla Camera dei deputati

Il presidente del Consiglio è andato al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Ha perso la maggioranza, dopo la decisione del centrodestra e del Movimento 5 stelle di non partecipare al voto. Prende corpo l’ipotesi dello scioglimento delle Camere e del voto in autunno

Le consultazioni e il nuovo esecutivo

Dopo aver incontrato i presidenti delle Camere, Mattarella potrebbe decidere di avviare le consultazioni con i partiti, incontrando i loro rappresentanti per capire se il Parlamento è in grado di esprimere una nuova maggioranza oppure no. Dopo questa fase di incontri, potrebbe essere affidato il mandato esplorativo a uno dei presidenti delle camere per verificare la tenuta dell’eventuale nuova maggioranza, l’assegnazione dell’incarico, la nomina del governo, il giuramento e infine il voto di fiducia, come stabilito dagli articoli 93 e 94 della Costituzione.

Lo scioglimento delle Camere

L’altra possibilità, che sembra attualmente essere la più probabile, è che non esista un’altra maggioranza possibile. A questo punto, anche senza avviare le consultazioni Mattarella può decidere di sciogliere le Camere e fare il primo passo verso le elezioni anticipate.

Le elezioni anticipate

L’articolo 61 della Costituzione stabilisce che “le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti. A seguito delle varie crisi di governo italiane, che hanno portato a elezioni anticipate, sono sempre passati tra i sessanta e i settanta giorni prima della chiamata alle urne. I tempi lunghi sono giustificati dalla necessità dei partiti di organizzare la campagna elettorale e presentare le liste elettorali, che nel caso dei partiti extraparlamentari devono essere accompagnate da un notevole numero di firme: tra le 1.500 e le 2.000 in ogni circoscrizione proporzionale.

Le possibili date per le elezioni

Se le camere venissero sciolte in fretta, la cittadinanza potrebbe recarsi ai seggi il 18 settembre o domenica 2 ottobre. Il 25 settembre è stato escluso perché coincide con il capodanno ebraico, durante il quale i fedeli devono partecipare alle celebrazioni e non compiere altre attività, pertanto sarebbe discriminatorio fissare l’appuntamento elettorale quel giorno.

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