domenica, Dicembre 3, 2023

Cosa sappiamo sulle infezioni di West Nile virus in Italia

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Il West Nile virus continua a diffondersi in Italia: da quando – lo scorso 12 luglio – è stata rilevata la prima infezione umana del 2022 nel nostro paese, sarebbero quattro le vittime accertate, con altri undici casi in Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna e Lombardia. Sebbene la maggior parte delle infezioni virali, trasmesse attraverso la puntura di zanzare infette, si manifesti in maniera asintomatica, le persone anziane e quelle immunocompromesse sono quelle più a rischio di sviluppare una malattia grave. Non esistendo azioni di profilassi né trattamenti specifici, continuano le azioni di sorveglianza umana e animale e di prevenzione delle punture di zanzara nelle zone endemiche.

Come si trasmette e i sintomi

Il West Nile è un virus della famiglia dei Flaviviridae, isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, nel distretto West Nile (da cui prende il nome) e che attualmente possiede un’ampia distribuzione geografica: esso, infatti, può essere trovato in alcune zone del Nord e Sud America, in Africa, in Europa, in Asia e in Oceania. In particolare, come riporta lo European centre for disease prevention and control (Ecdc), il West Nile è endemico in Europa meridionale, orientale e occidentale ed è responsabile di una zoonosi trasmessa dalle zanzare. 

Il virus, infatti, possiede un ciclo di riproduzione e diffusione che coinvolge gli uccelli (esso infatti arriva in Europa attraverso gli uccelli migratori che si spostano dall’Africa subsahariana, dal Nord Africa o dal Medio Oriente) e le zanzare, principalmente del tipo Culex, le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione agli esseri umani. La trasmissione della malattia, infatti, non avviene da persona a persona, ma soprattutto attraverso le zanzare infette.

Sebbene circa 8 casi su 10 di infezione da West Nile siano asintomatici, la manifestazione clinica più comune (nel 20% dei casi) è la cosiddetta febbre del West Nile, i cui sintomi sono quelli tipici di una sindrome simil-influenzale, come febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei, che in genere durano meno di una settimana. In alcuni casi (meno dell’1%), soprattutto in soggetti più fragili, la malattia si può manifestare nella forma neuro-invasiva, che comporta complicanze neurologiche gravi, causando encefaliti che possono essere anche letali. 

La circolazione in Europa

Il virus, come riporta l’Ecdc, circola in Europa a partire dagli anni Cinquanta, ma è nel 1996 che si è verificata la prima epidemia di infezione da West Nile nel territorio europeo: all’epoca la Romania registrò circa 400 casi. Da allora, nei paesi dell’Europa meridionale, orientale e occidentale, sono stati segnalati sempre più frequentemente casi in aumento ed epidemie, compresa quella che colpì l’Italia nel 2018, con 365 casi confermati e 19 decessi. Tra le ragioni dietro questo fenomeno vi sarebbero le temperature in costante aumento: come riporta l’Ecdc, infatti, la temperatura, influenzando a riproduzione delle zanzare e l’incubazione del virus, è una delle variabili ambientali più importanti che incidono sulla diffusione del West Nile nel nostro continente.

La situazione in Italia

Non esiste una terapia specifica per la febbre West Nile, i cui trattamenti sono esclusivamente sintomatici, né un vaccino. Le misure attualmente adottate (come riporta l’Iss) sono quelle di prevenzione verso le punture di zanzare e l’attenta sorveglianza del virus e della malattia: dal 2020, infatti, le attività di sorveglianza nei confronti del virus West Nile sono incluse nel Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta arbovirosi (Pna) 2020-2025, che prevede misure specifiche per questo tipo di malattie virali trasmesse da artropodi. Nell’ambito di queste misure, il 12 luglio scorso l’Istituto superiore di sanità (Iss) ha riportato il primo caso del 2022 in Italia di infezione da virus West Nile, in Veneto, nella provincia di Padova. 

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