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È l’ironia a suo modo ‘scorretta’ che ha reso il programma Una pezza di Lundini una sorta di unicum nella televisione italiana, anche per questo orde di appassionati si sono scagliate sui social contro la sua presunta chiusura. La Rai ha già smentito ufficialmente, se ai palinsesti non sono stati presentati è solo perché lì presentano la stagione autunno-inverno: anche ai palinsesti dello scorso anno non c’erano. Insomma, nessuno ha chiuso Una pezza di Lundini.
Ci sarà una nuova stagione allora? “Chissà, per ora va bene così. Mi mancherà tantissimo, l’abbiamo terminata da poco e sono ancora un po’ stanca. Ma non c’è nulla di scolpito sulla pietra, magari più avanti lo rifaremo“, risponde Emanuela Fanelli, che incontriamo all’Ortigia Film Festival. Di certo c’è solo un barlume di orgoglio per aver raggiunto l’obiettivo prefissato e aver di fatto colmato un vuoto nella tv italiana, creato dall’assenza di programmi umoristici, da quelli di Serena Dandini a Mai dire gol. Una libertà di scrittura che mancava alla televisione italiana, e che Fanelli conferma: “Nessuno ha mai messo bocca su quello che scrivevamo, né ci ha mai chiesto di edulcorare o alleggerire”.
La comicità Lundini-Fanelli si basa su una scrittura che non si fa portabandiera di niente e di nessuno: i due non portano avanti battaglie, non offendono, non esagerano, piuttosto suggeriscono, ammiccano, scherzano, e intanto raccontano con il sorriso le peripezie di una generazione sfortunata. Come la truccatrice Simonetta, sfiancata da Anna Magnani. Non risparmiano niente in questa loro comicità, neanche le polemiche sessiste, come ha dimostrato un altro personaggio riuscito interpretato da Fanelli, la poliziotta che si fa chiamare “agenta”, ripete di continuo “Perché sono una donna” ma poi è la prima a ridere alle battute sessiste.
Rivedremo sul piccolo schermo Fanelli in un altro progetto televisivo, la versione italiana di Chiami il mio agente, prossimamente su Sky. Vestirà i panni di un’attrice molesta e onnipresente dell’agenzia, un ruolo che nella serie originale francese non c’era, molto divertente, in linea con la grande comicità della serie. Al cinema sarà invece diretta da Paolo Virzì in Siccità, di cui ha apprezzato la curiosità non giudicante nel guardare le persone (“per questo racconta persone reali e non personaggi monodimensionali”) e la bravura nel dirigere gli attori: “Gli attori nei suoi film sono bravissimi, so già che ora diranno ‘Madonna Fane’, giusto con te è tracollato!’. Mi sto dando la zappa sui piedi”.