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L’epidemia del vaiolo delle scimmie continua. Nelle ultime due settimane si è osservata un’impennata che ha portato, al momento in cui scriviamo, a superare la quota dei 14 mila casi. Spagna, Regno Unito, Stati Uniti, Germania e Francia sono gli stati in cui si sono registrati i numeri maggiori, storicamente non interessati dalla malattia, endemica in alcune regioni dell’Africa (in Italia sono meno di 400). E mentre i casi corrono è iniziata anche la corsa ai vaccini.
Il vaiolo delle scimmie
Il vaiolo delle scimmie, ricordiamo, è una malattia di origine virale con sintomi simili a quelli del vaiolo umano (di cui è parente) ma meno gravi e che in genere scompaiono da sé. Il tipo di vaiolo delle scimmie responsabile dell’attuale epidemia – quello dell’Africa occidentale (ne esistono due) – ha una mortalità di circa l’1%. Ma, come ricordano i Cdc, i soggetti fragili – quali persone con sistema immunitario indebolito ma anche donne incinte o persone con storia di eczema – sono più a rischio e in ogni caso, a prescindere dalla letalità della malattia, possono anche comparire infezioni della pelle o polmoniti come complicazioni, e la malattia può lasciare cicatrici. Abbastanza per non considerarla banale. La caratteristica dell’infezione – che all’esordio si presenta in sostanza come un’influenza, con febbre, mal di testa, mal di schiena, stanchezza dolori muscolari e linfonodi ingrossati – sono delle eruzioni cutanee, prima piatte, poi piene di liquido e infine incrostate e secche prima di scomparire. Su diverse parti del corpo, mani, piedi, genitali, bocca, inguine, chiarisce l’Oms. L’epidemia attuale si caratterizza per una grossa parte dei casi avvenuti in uomini che hanno rapporti sessuali con uomini.
Bloccare la trasmissione Avere strumenti per proteggersi può fare la differenza, come in ogni malattia infettiva. Norme igieniche quali pulizia degli ambienti contaminati e riduzione dei contatti con casi sospetti o confermati di persone malate sono in cima alla lista delle raccomandazioni. L’infezione tra persone infatti si trasmette da contatti stretti (quindi anche sessuali) e prolungati con una persona sintomatica o l’ambiente da questa contaminato (si parla di contatti diretti pelle a pelle, faccia a faccia, con fluidi corporei, ma anche indiretti tramite lenzuola e asciugamani). Va da sé che pulizia, igiene delle mani, isolamento per le persone infette e sospetti rimangono fondamentali così come il monitoraggio attento per circa tre settimane per i contatti, che dovrebbero in modo particolare evitare a loro volta di frequentare persone fragili e più a rischio. I Cdc escludono la trasmissione da parte di persone asintomatiche, l’Oms si dice invece incerto al riguardo.
La corsa ai vaccini
La diffusione al di fuori delle zone endemiche, e non per meri casi sporadici ma in presenza di una verosimile trasmissione a livello di comunità, ha spinto paesi e istituzioni a ricorrere anche ai vaccini. Si tratta di quelli – sostanzialmente due – sviluppati contro il vaiolo umano (simile al vaiolo delle scimmie), su cui la corsa nelle ultime settimane è accelerata. Agli inizi di questa settimana, l’Europa ha rinfoltito gli approvvigionamenti di vaccino (è ricorsa all’equivalente americano Jynneos, attualmente non approvato ancora nell’Unione europea anche per il vaiolo delle scimmie, che), come ha fatto sapere la commissaria per la salute e la sicurezza alimentare Stella Kyriakides: “Sono preoccupata dal crescente numero di casi di vaiolo delle scimmie nell’UE. Abbiamo oltre 7.000 casi nell’UE, un aumento di quasi il 50% rispetto a una settimana fa. Abbiamo reagito rapidamente e assicurato una risposta rapida attraverso l’European Health Emergency Preparedness and Response Authority (HERA) e abbiamo già consegnato circa 25 000 dosi a sei Stati membri. Ora abbiamo assicurato oltre 160.000 dosi di vaccini per rispondere prontamente all’avanzata della diffusione di questo virus”. Le consegne dei vaccini hanno riguardato i paesi più colpiti, ma anche l’Italia con circa 5000 dosi.
La corsa ai vaccini sta interessando anche gli Stati Uniti, che avrebbero però ricevuto solo una piccola parte delle 7 milioni di dose opzionate: un pericolo a fronte della diffusione del virus, e in assenza di un’adeguata strategia di testing, a detta di alcuni esperti, riferisce il New York Times. E anche il Regno Unito ha rafforzato gli ordini del vaccino.
Vaccino che, lo ricordiamo, non è al momento raccomandato per la popolazione in generale, ma solamente per le persone ad alto rischio, come i contatti stretti di persone infettate (la profilassi post-esposizione precoce aiuta a proteggere dalla malattia), gli operatori sanitari a contatto,uomini che fanno sesso con uomini, considerati comunità a rischio per le caratteristiche epidemiologiche dell’attuale epidemia, e (negli Usa) persone con più partner in aree con elevato numero di casi.