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Nel segmento upscale e luxury delle destinazioni balneari, i camping si dimostrano mediamente più redditizi degli hotel. E’ il dato per certi versi sorprendente che emerge da una recente analisi condotta da Thrends su oltre 150 campeggi e 132 hotel italiani in epoca pre-Covid. Il rapporto tra margini operativi lordi (ebitda) e fatturato totale dei primi si è infatti mantenuto costantemente al di sopra di quello dei secondi per ben sette anni (tra il 2013 e il 2019), invertendosi solamente nel 2020.
Nel dettaglio, nove anni fa i camping vantavano un ebitda margin del 30%, contro il 23% degli hotel; nel 2014 del 29% vs 22%; nel 2015 del 31% vs 23%; nel 2016 del 28% vs 23%; nel 2017 del 26% vs 22%; nel 2018 del 26% vs 23% e nel 2019 del 25% vs 22%. Come accennato, due anni fa la situazione si è invece ribaltata con gli hotel in grado di registrare ebidta margin del 18%, contro il 16% dei camping.
Del panel di campeggi considerato da Thrends, 23 camping fanno parte di gruppi industriali specializzati nel segmento, tra cui Agrituristica Lignano, Baia Holiday, Bibione Mare, Club del Sole, Gitavillage Human Company, Isaholidays e Vacanze Natura Per quanto riguarda l’ospitalità di lusso, invece, il 38 delle strutture del panel analizzato è parte di catene alberghiere, inclusi due gruppi italiani e 36 internazionali.