venerdì, Settembre 29, 2023

La storia del volto di un uomo

Must Read

Questo articolo è stato pubblicato da questo sito

William Keohane «Quando è cambiato il mio volto»

Da piccolo, detestavo il fatto di avere i capelli ricci, e quando non potevo tagliarmeli corti, cercavo di tenerli nascosti legandoli. Adesso li accetto; devo ringraziare mia mamma per i miei ricci morbidi, a volte ribelli. Apprezzo molte cose della mia faccia. Mi piace quanto assomiglio a mio padre. Era già così prima ma ora è prodigioso. Dalle foto vedo che la mia barba ha la stessa forma e colore della sua quando aveva la mia età. Quando sono state tolte le restrizioni, sono andato a casa a trovare i miei genitori senza radermi per la prima volta. Mio padre stava tagliando l’erba, per cui ho fatto il giro fino al cancello laterale e lui mi ha visto, ha fermato il tosaerba e ha detto: «Beh, sei terribilmente trascurato». Poi mi ha detto che gli piaceva, che mi stava bene, e che forse era persino un po’ invidioso, dato che adesso la sua barba è bianca. Invecchiare è un altro cambiamento con cui impariamo a convivere. Mi piace poter vedere il mio futuro nel suo viso. Adesso, posso guardare mio padre e vedere una versione di quello che mi riserva il futuro, ed è qualcosa che aspetto con impazienza. Non è solo la somiglianza con il papà. Mi dicono che assomiglio molto ad altri uomini. Di recente, in un bar, una donna appena conosciuta mi ha detto che sembravo Paul Mescal di Normal People. Da allora, ci penso, oh, tutti i giorni. Non era una frase per rimorchiarmi, ma avrebbe potuto funzionare come tale. Il paragone mi lusinga; l’attore e quella catena d’oro sono diventati sex symbol. Il suo commento è stato significativo anche in un altro modo. Paul Mescal ha un aspetto tipicamente irlandese, un risultato che non avrei mai pensato di riuscire a ottenere. Sono riferimenti ad altre persone, non ancora del tutto me stesso, ma non mi importa. Sono ancora in fase di assestamento. La mia faccia è diversa da com’era prima, ma c’è ancora una somiglianza. Venerdì sera sono andato in un bar dopo un reading di Shon Faye, un autore transgender che ammiro profondamente. Dentro, ho riconosciuto una ragazza con cui ero andato a scuola. Non ci parlavamo da otto anni. Molte cose erano cambiate. Non ero sicuro che sapesse. Per un po’, dopo essere diventato più robusto, barbuto e vestito principalmente con i vestiti di Brendan, mi sono sentito un po’ uno spettro nella mia città natale. Vedevo in giro persone che conoscevo, ma loro non vedevano me. Era una sorta di invisibilità. Se nessuno mi riconosceva, potevo semplicemente passare oltre. Non c’era bisogno di spiegare o di aspettare una reazione. Adesso, capivo che lei stava cercando di collocarmi, guardando verso di me e poi distogliendo lo sguardo. Venerdì avevo una sensazione diversa. Era passato abbastanza tempo, mi immaginavo di poter gestire la sua reazione e sapevo che c’erano altre persone trans nel locale con cui avrei potuto parlare se le cose non fossero andate per il verso giusto. Decisi di farle un cenno di saluto con la mano e mi avviai verso di lei. Le si è accesa la lampadina mentre camminavo nella sua direzione, e il suo viso si è aperto in un sorriso: «William!». «Come stai?», le ho chiesto, spiazzato dal fatto che mi avesse chiamato per nome. Abbiamo parlato di Galway, adesso viveva lì, le ho spiegato perché ero in visita. A scuola non aveva mai saputo che mi chiamavo William, ma le notizie viaggiano. Qualunque siano state le conversazioni riguardo a me, sono contento che qualcuno gliene abbia parlato. E sono contento che la mia faccia sia ancora, per certi versi, riconoscibile. Che conservi le tracce del mio passato. Speravo che iniziando il testosterone, la mia vita sarebbe diventata più facile, più vivibile. È così. Non ho più paura di entrare nei bagni degli uomini. Sono riuscito a mischiarmi bene. Supero il test. Vale a dire che la gente mi percepisce, correttamente, come uomo. Gestisco un gruppo di supporto per le persone trans a Limerick. Quando usciamo, rimaniamo uniti in modo che uno di noi non venga preso di mira da un buttafuori. Quando uno va alla toilette, noi aspettiamo davanti. Non tutte le persone trans desiderano superare il test – alcune presentano volutamente il loro genere in un modo che non rispetta le norme maschili e femminili – ma spesso è necessario per la sopravvivenza.Sono fortunato a non dovermene più preoccupare più di tanto. Recentemente, mi sono rifatto un piercing al naso. Non è una peculiarità vistosa. Ma è un segno del fatto che adesso ho meno paura, sento di potermi presentare come voglio, non come mi sembra che dovrei.Non sono ancora del tutto abituato al mio aspetto. Ho dovuto superare per la seconda volta la crisi della pubertà. Come per la maggior parte degli uomini, la stempiatura si sta accentuando, un effetto collaterale meno favorevole del testosterone. Sento si aspetta che io dica “Prendo il testosterone, e mi ha risolto tutto. Mi piace moltissimo il mio aspetto”. Ma chi di noi può dire una cosa simile? Voglio dirvi che sensazioni provo riguardo alla mia faccia, ma è qualcosa che sto ancora imparando, per cui mi ritrovo a cercare metafore. La mia faccia è un paragrafo che ho revisionato, che non ricordo di aver scritto. Lo rileggo nello specchio quotidianamente e cambia di significato. Continuerà a cambiare; il mio rapporto con la mia faccia, come quello di tutti gli altri, è qualcosa che evolverà. E se dico che la mia faccia sembra un brano di scrittura, allora probabilmente guarderò indietro e penserò che sia un po’ imbarazzante. Oppure che fosse abbastanza bello, per quello che era, all’epoca. Quando parlo di transizione, posso solo parlare della mia esperienza, e non posso separare il viso dal resto del corpo, che è cambiato molto anch’esso da quando ho iniziato il testosterone. Per me, la transizione è sempre stata una questione di sensazione. Per molto tempo, il mio corpo mi ha dato la sensazione di un appartamento che avevo in affitto. Non era mai del tutto giusto. Ma ora è casa mia. Una casa che ho ristrutturato e che sento di poter arredare. L’aspetto non importa più di tanto. L’importante è che sia comoda e sicura. Ci sono ancora alcune piccole seccature, ma sono cose di poco conto, non un problema. Le pareti sono un po’ scrostate, devo spazzare il pavimento. Va bene. Mi piace. È qui che devo vivere. 

Foto di Daniele Fummo

- Advertisement -spot_img
- Advertisement -spot_img
Latest News

Cloud, il piano italiano per una “nuvola” super protetta

Leonardo, la società italiana leader del settore della difesa, sta collaborando con la startup Cubbit, che ha ideato un...
- Advertisement -spot_img

More Articles Like This

- Advertisement -spot_img