venerdì, Marzo 29, 2024

L'Agenzia delle entrate non ha subito alcun attacco informatico, dice Sogei

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Nessun attacco informatico ha colpito l’Agenzia delle entrate e i dati continuano a essere al sicuro. È quanto sostengono le indagini svolte da Sogei, la società pubblica che gestisce le infrastrutture tecnologiche dell’amministrazione finanziaria, in seguito alla rivendicazione di un presunto attacco da parte del gruppo di cyber criminali Lockbit.

“In merito al presunto attacco informatico al sistema informativo della fiscalità, Sogei spa informa che dalle prime analisi effettuate non risultano essersi verificati attacchi cyber né essere stati sottratti dati dalle piattaforme ed infrastrutture tecnologiche dell’Amministrazione Finanziaria. Dagli accertamenti tecnici svolti Sogei esclude pertanto che si possa essere verificato un attacco informatico al sito dell’Agenzia delle entrate” si legge nel comunicato stampa della società.

Non è la prima volta che Lockbit, gruppo specializzato in attacchi ransomware con presunti legami con la Russia, sbaglia a rivendicare un suo attacco. Già ad aprile 2022, i cyber criminali hanno sostenuto di aver colpito i sistemi della farmacia Statuto di Roma, quando in realtà ad essere aggredita era un’altra azienda, probabilmente il Gruppo Statuto, che gestisce strutture ricettive di lusso.

In questo caso, in base alle analisi svolte dagli informatici della rivista Red hot cyber sui campioni di dati diffusi da Lockbit, l’attacco potrebbe aver colpito un’azienda che lavora per la Pubblica amministrazione o un’organizzazione che collabora con l’Agenzia delle entrate, ma non l’agenzia stessa. Tra i campioni diffusi, sono stati pubblicati anche i documenti di tre cittadini, ma nessuno di nazionalità italiana. Contattati da Red hot Cyber, nemmeno i membri di Lockbit hanno saputo spiegare meglio la vicenda, limitandosi ad attribuire la responsabilità dell’azione a un “affiliato”.

La mole di dati sottratti sembra però essere comunque molto consistente, le stime ammontano a oltre 100 gigabyte di volume, per i quali Lockbit ha chiesto 5 milioni di euro di riscatto. Per ora, né Sogei né le autorità sono state in grado di capire l’esatta provenienza dei database esfiltrati. Oltre alla polizia Postale e agli specialisti del Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (Cnaipic), anche la Procura di Roma ha avviato un’indagine per verificare il presunto attacco e risalire alla provenienza dei cyber criminali. In base alle prossime comunicazioni della Postale e di Cnaipic, i magistrati potrebbero agire per i reati di accesso abusivo al sistema informatico e tentata estorsione.

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