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La Croazia ha inaugurato oggi l’attesissimo ponte di Peljesac-Sabbioncello. La struttura, uno strallato lungo 2,4 km che poggiano su 6 piloni, unisce finalmente la città-gioiello di Ragusa-Dubrovnik, e l’estremo litorale sud croato al resto del Paese, permettendo di aggirare una piccola striscia di costa bosniaca, il cui attraversamento richiedeva il doppio passaggio di confine, tanto ai 90 mila residenti dell’area, quanto ai turisti nazionali e internazionali che sempre più numerosi raggiungevano la città sito Unesco.
Il progetto risolve un problema che era tale sin da quando, con lo smembramento della Yugoslavia, le singole ex repubbliche sono diventate Stati indipendenti, con annesse frontiere. La regione di Dubrovnik si è trovata di fatto tagliata fuori dal resto della Croazia, a causa dei pochi chilometri di “sbocco sul mare” della Bosnia. Per loro, ma anche per i turisti, è la fine di un incubo, sotto forma delle ore di coda in auto necessarie, in particolar modo d’estate, per superare la doppia barriera compressa in una decina di chilometri. Una striscia – che, va ricordato – non è parte dell’Unione Europea, di cui Zagabria è parte dal 2013: in altre parole, per qualunque automobilista o autotrasportatore italiano, sloveno, austriaco o tedesco entra(va)no in vigore controlli e normativa extra-Schengen.
Ora è tutto finito, e la giornata è stata vissuta dai locali come una grande festa, in attesa della cerimonia ufficiale, presente il premier Andrej Plenkovic – e – in video, il primo ministro cinese Li Kequiang, a suggello dell’insolita joint venture, dove un progetto che ha impiegato capitali europei è stato portato a termine fisicamente dal consorzio China Road and Bridge Corporation, che normalmente opera in Paesi in via di sviluppo, ma con capitali provenienti da Pechino.
Un’idea, quella di costruire un ponte che aggirasse via mare la città bosniaca di Neum, che data almeno una ventina di anni. I primi lavori, avviati nel 2007, si bloccarono per problemi di budget, per riprendere dieci anni dopo, e a quattro dall’ingresso di Zagabria nell’Unione Europea, quando da Bruxelles arrivarnono 357 milioni di euro, circa l’85 per cento dei 420 milioni ritenuti necessari a portare a termine l’opera, che, passata in mano ai cinesi, è stata ultimata nei tempi previsti. Le polemiche con Sarajevo non potevano mancare: gli amministratori di Neum, timorosi che la nascente struttura impedisse l’accesso all’area costiera delle imbarcazioni di grande tonnellaggio, riuscirono a convincere Zagabria ad aumentare l’altezza della struttura agli attuali 55 metri, nonostatante un ulteriore incremento dei costi.
Il ponte viene aperto al culmine di una stagione turistica che in Croazia sembra destinata a riportare buona parte – se non la totalità – dei 20 milioni di turisti che vi arrivarono nel 2019, ultimo anno pre-pandemia. “Il ponte ha un’importanza enorme, non solo dal punto di vista emotivo, dal momento che finalmente l’intero territorio è interconnesso, ma anche per il turismo e l’economia in generale”, ha dichiarato in tempi recenti il ministro dei trasporti croato Oleg Butkovic.
Per Smilja Matic, insegnante di musica in pensione, che trascorre regolarmente le sue vacanze a Komarna, località costiera a nord del ponte e della famigerata striscia bosniaca, l’apertura avrà un impatto molto forte per abitanti e turisti. “Significa una nuova via di comunicazione per le persone di questa costa, e per quella della sponda opposta (a sud del ponte, n.d.r), ma anche per i turisti: anche per chi in aereo arriva a Dubrovnik e poi decide di esplorare l’area con un’auto a noleggio, e lo potrà fare senza problemi di frontiera”.