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La recessione globale non sta risparmiando il settore tech. Nel corso degli ultimi mesi, complici l’inflazione, l’incertezza di mercato e i tassi di interesse in aumento, molte startup e compagnie tecnologiche stanno congelando le assunzioni o licenziando i dipendenti, spesso a centinaia per volta. Si parla di una nuova dot-com bubble, il crollo del mercato di Internet della fine degli anni Novanta: anche oggi, sembra, siamo di fronte al cedimento di un settore economico che nell’ultimo decennio ha conosciuto quasi esclusivamente periodi di crescita e floridità.
Ieri Shopify, la piattaforma di ecommerce che durante la pandemia aveva aumentato il suo business di oltre l’ottanta percento, ha licenziato 1000 dipendenti, il 10% del suo staff. Secondo i dirigenti la causa è stata una proiezione errata della crescita futura.
L’ondata di licenziamenti e blocco delle assunzioni non sta interessando solo le piccole startup, ma anche i giganti del mondo tech. A maggio e giugno, Netflix ha licenziato, in due round, 450 impiegati, mentre il numero di abbonati è in calo dall’inizio dell’anno. All’inizio di luglio, Twitter ha eliminato il trenta percento del suo team di talent acquisition, dopo un blocco delle assunzioni lungo due mesi. TikTok, secondo quanto rivelato da fonti interne, prepara una ristrutturazione radicale a livello globale che porterà alla perdita di posti di lavoro in Europa e negli Stati Uniti. Intanto si è seminato il panico a Meta, i cui dipendenti si aspettano un taglio del personale fino al dieci percento. Zuckerberg e gli altri dirigenti della compagnia hanno alzato la pressione sullo staff per aumentare la produttività e ci si aspetta che i licenziamenti colpiranno i dipendenti con le performance più basse. Le fonti di Business Insider parlano di clima di “caccia alle streghe” contro i membri dello staff meno produttivi.
Google non ha annunciato licenziamenti di massa, ma nelle scorse settimane ha chiuso molte posizioni aperte e rallentato significativamente le assunzioni. Microsoft ha tagliato molti ruoli nei team di Windows, Office, Teams e Azure e ha licenziato una parte dello staff per un “riallineamento” in vista del nuovo periodo fiscale. Anche Apple ridurrà le assunzioni nel 2023, secondo quanto riportato da Bloomberg, che cita fonti interne. Ad aprile il direttore finanziario di Amazon ha affermato che la compagnia era overstaffed (aveva cioè troppi dipendenti). Mentre il suo ceo sbrogliava il dramma della mancata acquisizione di Twitter, Tesla ha licenziato più di 200 persone, dopo aver chiuso uno dei suoi uffici in California a fine giugno. Il numero uno di Uber ha detto che sarà necessario trattare le assunzioni come “privilegi”.