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La procedura è anche ripetibile, così da permettere di revocare periodicamente i consensi prestati anche successivamente alla prima iscrizione all’Rpo. Naturalmente il Registro produce i suoi effetti rispetto a tutti gli operatori autorizzati, tenuti a consultare il servizio prima di chiamare gli utenti. Poco o nulla si può fare per le chiamate truffa o per quelle provenienti da operatori non registrati o esteri.
Come ci si iscrive
La riorganizzazione del Registro porta il servizio a un nuovo livello. Come Wired ha avuto modo di testare, l’interfaccia è estremamente intuitiva, permettendo all’utente sia di autenticarsi tramite Spid sia di registrare il proprio numero anche senza un metodo di autenticazione. Tuttavia, manca ancora l’implementazione del riconoscimento tramite Carta d’identità elettronica, per la quale la Fondazione Ugo Bordoni ha spiegato a Wired che è predisposta, “compresi i test tecnici, ma la sua implementazione è al momento sospesa dalle istituzioni”.
Interamente automatizzata, la procedura richiede di inserire i numeri sui quali si vuole intervenire, sia fissi sia mobili, fino a un massimo di cinque utenze. All’utente è richiesto di chiamare, dall’utenza interessata, un numero di telefono messo a disposizione dalla Fub, così da assicurare che il richiedente sia effettivamente in possesso del titolo per iscrivere il proprio numero.
Ma se l’accesso al servizio può risultare un po’ rallentato a causa delle numerose richieste – è questo il caso accertato da Wired nella mattina del primo giorno – è comunque possibile iscriversi per via telefonica chiamando il numero verde 800 957 766 per le utenze fisse e lo 06 42986411 per i cellulari oppure compilando un apposito modulo Pdf scaricabile dal sito e inviandolo a iscrizione@registrodelleopposizioni.it.
Una lunga gestazione
Pubblico e gratuito per tutti, il nuovo registro delle opposizioni completa un percorso molto atteso dai cittadini che ha coinvolto, insieme al ministero dello Sviluppo economico, la Presidenza del Consiglio, il Parlamento, l’Agcom, il Garante della Privacy, gli operatori e le associazioni dei consumatori. E a tale complessità è dovuta la lunga attesa: la prima stesura dell’ammodernamento non teneva in considerazione la pratica sempre più diffusa dei robocall, rivolgendosi esclusivamente alle chiamate tramite operatore umano. Oggi il servizio, nato nel 2011 quando il 68% degli italiani disponeva di un telefono fisso in casa, risponde meglio alle esigenze reali di un Paese nel quale si registrano circa 80 milioni di dispositivi mobili su 59 milioni di abitanti, che da oggi potranno tirare un sospiro di sollievo e attivarsi concretamente per arginare il telemarketing selvaggio.