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La tanto attesa serie House of the Dragon sta finalmente per arrivare: il prossimo 22 agosto, in contemporanea con gli Stati Uniti, la serie prequel di Game of Thrones debutterà infatti anche in Italia, su Sky e Now. Ma già c’è chi si chiede come sarà questa nuova produzione nei confronti della serie madre, che nelle sue otto stagioni ha imposto un modello ben preciso di televisione. Spesso, anche portando con sé degli elementi controversi. Tra tutti c’è sicuramente il trattamento delle donne: nelle scene ambientate a Westeros spesso si sono visti nudi femminili (molto più numerosi di quelli maschili) e anche esplicite scene di violenza, e anche violenza sessuale, che hanno turbato parecchi spettatori. Sebbene in qualche modo questi momenti si inserissero nello stile brutale e senza filtri della serie, grande era la preoccupazione che anche in House of the Dragon si ripetessero le stesse modalità.
Del resto, in un’intervista rilasciato lo scorso luglio a Hollywood Reporter, i due showrunner della serie, Ryan Condal e Miguel Sapochnik, avevano assicurato che la loro creazione non si sarebbe tirata indietro rispetto alla violenza perpetrata nei confronti dei personaggi femminili, anche se con un atteggiamento più consapevole: “Non la eliminiamo, vogliamo piuttosto gettare nuova luce sul tema. Non si può ignorare la violenza perpetrata sulle donne dagli uomini del tempo”, dicono i due, aggiungendo: “Non dovrebbe essere né minimizzata né glorificata”. Piuttosto di mostrare la violenza per sé, quasi provando un gusto di celebrazione estetica della stessa, i nuovi episodi dunque la approcceranno secondo un punto di vista più sfumato, complesso e psicologico.
Ma c’è di più. Nelle ultime ore la produttrice esecutiva e sceneggiatrice di House of the Dragon Sara Hess ha voluto specificare ulteriormente la posizione sul tema: “Vorrei chiarire che non mostreremo violenze sessuali nella serie”, ha detto in un’intervista a Vanity Fair: “Tratteremo di un solo caso specifico che non sarà mostrato però in scena e invece approfondiremo le sue conseguenze e il suo impatto sulla vittima e sulla madre dell’autore“. Per Hess è motivo di orgoglio che House of the Dragon mostri come “la violenza sessuale sia intrinseca in un sistema patriarcale” e che ci sono altri modi in cui gli uomini possono esercitare il loro potere sulle donne: “La prima parte delle serie mostra come le giovani protagoniste femminili sono manipolate e obbligate in base alla volontà di uomini adulti”. Uno degli aspetti più controversi di Game of Thrones sarà dunque trattato in modo differente, concentrandosi non sulla brutalità più oscena bensì sulle conseguenze di un certo sistema di controllo.