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Migliaia di portafogli di criptovalute appartenenti agli utenti di Solana – un popolare ecosistema blockchain – sono stati hackerati e il loro contenuto rubato. È solo l’ultimo di una serie di attacchi informatici contro i possessori di asset cripto, e il secondo nell’arco di due giorni. Il 2 agosto è stato il turno di Nomad, un cosiddetto bridge, ovvero un sistema che permette di trasferire valute da una piattaforma blockchain all’altra (ad esempio, se volete trasferire delle valute da Ethereum a Moonbeam, grazie a Nomad, potete farlo con relativa semplicità).
Secondo quanto ufficialmente dichiarato da Solana sul suo profilo Twitter, i portafogli da cui sono stati sottratti i fondi sono più di settemila. Il consiglio degli esperti di Solana è quello di trasferire fondi da portafogli virtuali a portafogli hardware, dispositivi fisici su cui conservare i propri fondi, che sono generalmente considerati più sicuri. Non tutti gli utenti, tuttavia, ne possiedono uno.
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Nel caso di Nomad, invece, il sistema degli smart contract su cui si reggono le transazioni di criptovalute aveva un bug per cui l’ammontare di criptovalute inviato non corrispondeva a quello ricevuto – era quindi possibile inviare una transazione per un Ethereum e riceverne cento su un’altra blockchain. Come se si utilizzasse un assegno per ritirare soldi da una banca, ma l’istituto non verificasse che possediamo fondi sufficienti sul conto corrente prima di consegnarci il denaro. La vulnerabilità è stata sfruttata da molte persone diverse, risultando in un furto totale di circa duecento milioni di dollari. L’attacco è stato definito “caotico”. Secondo gli analisti di Zellic, azienda di sicurezza informatica specializzata in blockchain, infatti, la maggior parte degli attacchi di questo tipo avviene quasi immediatamente. Nel caso di Nomad, invece, è durato circa un’ora ed è stato un vero e prorio “free for all”.