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Finalmente Sandman, la serie tratta dall’omonimo fumetto Anni Novanta di Neil Gaiman, è in linea con tutti suoi 10 episodi ed è un vero piacere seguirla.
Gli stream sono in crescita costante e i voti vanno sopra l’8 sia su Imdb che su Rotten Tomatoes e di tutti i progetti partoriti dall’autore delle storie del Signore dei Sogni tradotti in film o serie per la tv o lo streaming, forse è il migliore.
Molto dipende dal fatto che Gaiman vi sia attivamente coinvolto. Anzi, di più: lo scrittore inglese questo adattamento lo ha scelto e sposato. E non è stato solo per la sua intenzione di essere fedele allo spirito originario, ma anche perché cadeva nel momento giusto (tecnologicamente perfetto, vista la necessità di ricreare un universo complesso quando dark, tanto affacciato su mondi e regni affini o profondamente diversi).
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Seguire le puntate di Sandman su Netflix – con la storia di Morfeo, che dopo essere stato imprigionato a sorpresa sulla Terra per due secoli cerca di ricostruire il proprio regno chiedendo aiuto agli altri eterni, tra cui i fratelli Morte, Desiderio, Destino, Disperazione, Distruzione e Delirio – crea un’esperienza visiva e narrativa che si avvicina molto alla lettura dell’omonimo fumetto. Si respira una coerenza anche dove le scelte si sono un po’ discostate (come quella di fare di Lucifer e Costantine due donne), perché c’è fedeltà allo spirito della storia. La fotografia sa essere incisiva come il tratto dei fumetti. Il casting e quindi la metamorfosi fatta dagli interpreti con lo studio proprio e del reparto creativo per entrare nei personaggi è di rara perfezione (soprattutto quando si vede la somiglianza del protagonista, Tom Sturridge con il magrissimo e spigoloso Morfeo). Il ritmo dei dialoghi, dei movimenti di camera, le transizioni, per chi ricorda gli albi, seppure diverso su un media differente, ha una grande compatibilità con la lettura delle storie originali. In certi momenti ci si sente come quando si sfogliavano le pagine. E poi ci sono le cose più belle di una storia che, quando uscì, sembrò quasi cambiare i pesi e i giochi: nella tanta ombra della sua atmosfera, Sandman toccava punti nevralgici di concetti importanti, come una tragedia di shakespeare declinata in altro modo, e lo faceva sollevandoci spesso dall’oscurità per toccare con mano la luce della speranza (motore e sostanza dei sogni, come ricorda l’episodio centrale e bellissimo 24 ore, che sicuramente gareggerà con Caro Billy di Stranger Things per il migliore del 2022).