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Ciò può essere vero solo fino ad un certo punto, perché in realtà in The Full Monty l’elemento politico, la condanna verso il thatcherismo e la distruzione del tessuto sociale ed economico del proletariato, rappresentano sicuramente il cuore di questa commedia irresistibile. Tra scaramucce, balletti improbabili, provini assurdi, mentre tutti assieme lottano per portare avanti quello spettacolo tra defezioni, difficoltà e persino arresti, Gaz e gli altri sono protagonisti però anche di un’analisi non da nulla sulla società inglese dell’epoca, su come e quanto stava cambiando. Fatto ancora più interessante, di base questo è un film che anticipa anche la crisi della famiglia tradizionale e la lotta della comunità arcobaleno per la propria dignità.
Lo specchio di una società in profondo mutamento
The Full Monty è una commedia al maschile, ma il “maschio”, l’uomo inglese tipico, creatura che vive e cresce nei pub, fatta di orgoglio di classe e appartenenza, è qui in difficoltà, costretto a fare i conti con una realtà in mutamento che lo priva di quel potere e autorità che dava per scontate.
Senza un lavoro, non è più il “capofamiglia” e come se non bastasse, scopre un’ideale di bellezza maschile che lo assedia e lo condiziona, di cui sono portatori i veri, autentici spogliarellisti che le loro donne corrono a vedere. Il personaggio di Dave è quello che si fa maggiormente carico di tale problematica, visto che è sovrappeso, si vergogna del suo corpo e cerca di dimagrire nei modi più assurdi ed estremi. Anche per questo fino all’ultimo cerca di tirarsi indietro, per non salire su quel palco, per non sentirsi a disagio, per non doversi accettare.
Il film infine introduce anche l’argomento dell’impotenza maschile, per molto tempo un tabùnella società. Ma in quel decennio vi fu anche una progressiva apertura verso la comunità lgbtq rappresentata qui da Loomer e dall’insospettabile e superdotato Guy. Negli anni ‘80 il 75% degli inglesi vedeva l’omosessualità in modo negativo, in quel 1997 “solo” il 40%. Oggi sappiamo tutti quanto più inclusività sventoli sotto la Union Jack.
The Full Monty però è interessante anche per la conflittualità verso il sesso femminile, che Peter Cattaneo non è che descriva in modo particolarmente positivo. Di fatto le donne qui appaiono egoiste, ben poco emancipate, interessate solo alla materialità e alla sicurezza, incapaci o quasi di stare al fianco dei propri uomini nei momenti di difficoltà.
Si tratta di un altro elemento di grande interesse perché specchio di una criticità nel rapporto tra i sessi che in questi anni è finito al centro di complesse discussioni ed analisi, vuoi per la maggior emancipazione femminile, vuoi anche per la crisi del maschio, cominciata proprio in quegli anni ‘90. La soluzione? L’ascolto, il confronto, l’empatia. The Full Monty, dopo 25 anni, non è solo una commedia bellissima, non rappresenta semplicemente un particolare momento storico o sociale. Questo film ha anticipato il mondo di oggi, il nostro presente senza diritti, l’isolamento, la morte della coscienza di classe, l’incomunicabilità da sconfiggere mettendosi in discussione e ammettendo le proprie vulnerabilità.