lunedì, Dicembre 4, 2023

Il pasticcio Dazn “salva” l'estate di una politica senza idee

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Non la flat tax, non lo ius scholae né l’immarcescibile “ponte sullo Stretto”, stanco coniglio estratto dal solito cilindro berlusconiano. Il primo tema a scaldare per davvero l’inedita campagna elettorale estiva è stato l’ennesimo pasticcio di Dazn, la piattaforma in streaming che trasmette in esclusiva la Serie A, e che alla prima giornata del campionato 2022/2023, fra 14 e 15 agosto, ha riscontrato tanti problemi di distribuzione del segnale ancora non del tutto chiariti. Risultato: un numero imprecisato di utenti, ma senz’altro elevatissimo a giudicare dagli interventi e dalle denunce sui social, non ha potuto vedere tutti o parte dei match del turno inaugurale, in particolare Salernitana-Roma.

Che la politica italiana si butti sul pallone non è invece certo una novità. Solo che stavolta, stante il clima ferragostano e la raggelante inedia degli italiani (con oltre il 40% di elettori che il prossimo 25 settembre potrebbero astenersi), la questione era obiettivamente ghiotta e dunque imperdibile. Come non provare a cavalcare le ire di quella mezza Italia (ancora e di nuovo, qui un articolo del 2018) incarognita di fronte a smartphone, tablet, pc e tv – con tanti fuori casa, in vacanza – alla prima giornata del campionato? Piatto ricco per il populismo del segretario della Lega, Matteo Salvini, così come per l’approccio “terzopolista” di Carlo Calenda e perfino per il Pd. I dem hanno quantomeno avuto il pudore, come pochi altri, di tirare in ballo l’unico organismo preposto a intervenire, cioè l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che infatti ha chiesto spiegazioni e indennizzi al colosso londinese. 

Alcuni tweet sono stati eccessivi nei toni, specialmente se rapportati a miriadi di temi che invece non smuovono una virgola, nelle agende di leader e candidati. Ma sarebbe un discorso davvero troppo lungo e in fondo tristemente sconfortante, in un paese dove il calcio ferma qualsiasi attività e assume una rilevanza abnorme, direi pornografica, rispetto a ogni altro tema sociale. C’è stato per esempio quello di Benedetto Della Vedova che spiega come “la #LegaCalcio e #Dazn” stiano “sequestrando il Campionato di calcio ai tifosi paganti, a causa dei malfunzionamenti”. Salvini infila lo slogan-keyword della sua campagna elettorale, #Credo, in un bel post dove dice che il servizio “fa schifo”. Calenda si interroga su una gara finita a favore di Dazn, che in fondo ha offerto più soldi, 840 milioni di euro, e strappato 16 voti favorevoli e solo 4 contrari all’assemblea di Lega della Serie A che nel 2021 decretò l’assegnazione del pacchetto di diritti in questione. Evidentemente Calenda ce l’ha coi presidenti, accecati dai ricavi e con scarsa lungimiranza rispetto alla qualità del servizio che avrebbero offerto ai tifosi. Gasparri ha scritto invece di “tradimento”.

Da una parte – guarda caso proprio al termine della legislatura e all’alba di un’elezione – è in fondo confortante che la politica si sia finalmente accorta che Dazn ha dei problemi e che forse, come ha spiegato in modo esaustivo Gianfranco Giardina su Dday.it affrontando il problema da tutti i punti di vista, la scelta dello streaming unicast per un contenuto televisivo fruito al 99% in diretta è stata appunto una “fesseria”. Così come continua a esserlo la gestione tecnologica di molti aspetti diversi fra loro, dalle autenticazioni al customer care. 

Dall’altra è pur vero che speculare via social lascia un sapore di povero opportunismo elettorale: la politica ha gli strumenti per intervenire su dinamiche che tutto sommato rimangono di libero mercato, dal rafforzamento dei poteri delle agenzie indipendenti come l’Agcom (spesso sotto mansionate e con scarsi poteri sanzionatori) all’irrobustimento delle norme a tutela dei consumatori fino alla definizione di standard di trasmissione e diffusione del segnale anche attraverso le adeguate normative che favoriscano investimenti, anche pubblici, sulle reti in fibra ottica e mobili. Quelli sono, non altri. A decidere se Dazn meriterà o meno 39,99 euro al mese saranno solo gli abbonati. Dai politici, al solito, servirebbero meno propaganda e più fatti. Ma il calcio d’agosto quest’anno, si sa, è terribilmente importante.

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