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Cresce il debito pubblico italiano, toccando un nuovo record in valori assoluti. Secondo i dati riportati dalla Banca d’Italia nel supplemento Finanza pubblica: fabbisogno e debito relativo a giugno 2022, pubblicato martedì 16 agosto, il debito pubblico del nostro paese è arrivato a 2.766,4 miliardi di euro, ovvero il massimo storico per l’Italia in termini assoluti. Si tratta di un una crescita dell’1,9% da inizio anno e di un dato indubbiamente significativo, ma sarebbe riduttivo utilizzare esclusivamente questo numero per fare una valutazione sullo stato dell’economia e sull’operato del governo guidato da Mario Draghi.
Il dato relativo al debito che ci permette di contestualizzare al meglio lo stato di un’economia è infatti il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo (pil), poiché, semplificando molto, riflette quanto gli investimenti che un paese sta facendo – che sono responsabili per un aumento del debito – si stanno traducendo in crescita economica. Nonostante le stime sul pil italiano del 2022 siano ancora discordanti, ci si aspetta che la crescita economica sia tale da provocare una diminuzione del rapporto tra debito pubblico e pil, dopo che, secondo Trading Economics, già nel 2021 è diminuito a 150,8 dai 155,3 del 2020. La situazione non dovrebbe quindi essere allarmante come sembra.
In momenti di crisi aumentare il proprio debito pubblico tramite un innalzamento delle spese pubbliche e una riduzione delle tasse è non solo lecito ma necessario. Basti pensare ad alcune forme di sostegno erogate in pandemia a famiglie e imprese per attutire gli effetti del lockdown e favorire la ripresa. Tuttavia è un fatto che tutti i soldi che uno stato prende in prestito da chi ne acquista i titoli debbano essere restituiti con interessi. Rendere il debito sostenibile vuol quindi dire investire i soldi che vanno ad aumentarlo in modo che contribuiscano alla crescita economica dal paese. In questo modo, pagare gli interessi non rappresenterà un peso insostenibile. Se l’aumento del debito dall’inizio dell’anno è stato dell’1,9%, le stime sul Pil del 2022 variano dal 2,8% dell’Istat al 3,2% della Banca d’Italia. Di conseguenza, ammesso che l’aumento del debito rimanga stabile anche nel secondo semestre dell’anno, il rapporto tra debito e pil non dovrebbe aumentare, ma anzi diminuire o al massimo restare stabile.
Nel corso delle ultime settimane, la questione dell’aumento del debito è stata ripresa da diversi giornali e esponenti politici come strumento di campagna elettorale per criticare l’operato del governo guidato da Mario Draghi in vista delle elezioni politiche del 25 settembre. La verità è che parlare dell’aumento del debito pubblico in termini assoluti senza inserirlo nel contesto della crescita economica non riflette efficacemente le condizioni del paese.