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Trenta algoritmi, 24 aziende, nomi eccellenti dell’economia digitale in Cina, come il colosso dell’ecommerce Alibaba, il produttore di smartphone Xiaomi, Bytedance, che possiede TikTok, e Tencent, dietro a una delle app più usate nel paese, Wechat. Nei giorni scorsi l’ufficio centrale della Cyberspace administration commission (Cac), l’ente di Pechino preposto a sorvegliare il digitale, ha pubblicato la lista dei primi 30 algoritmi di grandi aziende del settore tecnologico che ha esaminato per conoscerne il funzionamento.
È l’effetto di nuove regole, entrate in vigore a marzo, che obbligano le imprese informatiche a sottoporre al controllo statale gli algoritmi che regolano scelte, suggerimenti, raccomandazioni e servizi per gli utenti. Al primo round i funzionari di Pechino hanno richiesto informazioni ad Alibaba, Tencent, Bytedance, Xiaomi, Baidu (che gestisce il principale motore di ricerca del Paese), Meituan (che fa consegne a domicilio), Netease (gaming) e altri. Il risultato è un documento di poche pagine, diffuso pubblicamente, in cui vengono sintetizzati i meccanismi degli algoritmi.
L’analisi degli algoritmi
Wechat, la super app cinese di Tencent impropriamente associata a Whatsapp (non si usa solo per le chat, ma per molte più funzioni, tra cui i pagamenti), raccomanda video e foto sulla base dei contenuti guardati in precedenza dall’utente. Per Douyin, il corrispettivo di Tiktok in Cina, Bytedance si affida allo storico dei clic, alla durata di visione di un video, ai “mi piace” o “non mi piace”, gli inoltri e “altri dati comportamentali”. Nel caso di Tmall e Taobao, due delle piattaforme di ecommerce della galassia Alibaba, la scelta dei prodotti in evidenza avviene sulla base degli acquisti precedenti, dati storici ma anche andamento delle vendite.
Insomma, a scorrere le valutazioni dei 30 algoritmi non si scopre nulla di eclatante. Le descrizioni sono di poche righe, troppo sintetiche per andare a fondo, al punto che alla Bbc Kendra Schaefer, a capo del reparto di ricerca sulle politiche tech di Trivium China (un centro studi), ha detto di dubitare che gli stessi algoritmi siano stati sottoposti all’esame. Vi è invece chi reputa che al Cac li abbiano analizzato e si siano limitati a diffondere pubblicamente informazioni superficiali. Stiamo parlando pur sempre del cuore tecnologico da cui dipende il successo di queste aziende.
Il censimento
Vi sono, tuttavia, due elementi interessanti nel documento. Il primo consiste nell’assegnazione di un codice identificativo a ogni algoritmo. La Cina, insomma, sta avviando un censimento delle formule che indirizzano scelte, stabiliscono quali notizie mostrare, abbinano un fattorino alla consegna da effettuare. Secondo Angela Zhang, docente di Diritto cinese all’Università di Hong Kong, “non sembra che i regolatori cinese abbiano fatto esplicite richieste alle compagnie tecnologiche perché cambino i loro algoritmi”. “Piuttosto, i regolatori sono probabilmente in una fase di raccolta delle informazioni”, ha detto l’accademica all’agenzia Afp.
Le nuove norme sul digitale riconoscono alle autorità la possibilità di richiedere modifiche agli algoritmi, per impedire che creino dipendenza tra i giovani o che usino i dati degli utenti per alzare i prezzi di un prodotto o di un servizio. Ancora non è chiaro come la Cina metterà in pratica questi propositi.
Il new normal
Il secondo elemento che emerge è che la stretta del presidente Xi Jinping sui colossi del digitale va verso un processo di normalizzazione. Dopo l’eclatante stop alla quotazione di Ant Financial, il braccio finanziario di Alibaba (presente con il maggior numero di applicativi in questa prima lista di algoritmi sotto esame), nel novembre 2020, dopo le sommesse dichiarazioni “anti-sistema” del fondatore Jack Ma, e una serie di stop (come quello al rilascio di nuovi videogiochi, deleterio per Tencent e Netease), la rettificazione, alimentata da un impianto di regole su privacy e cybersecurity (per certi versi neanche troppo distanti da quelle occidentali, come il Gdpr europeo), si avvia ora su un approccio più ordinario e meno emergenziale.
Le conseguenze si sentono. Tencent, per esempio, ha registrato il primo calo dei ricavi trimestrali da quando è quotata in Borsa nel 2004: i ricavi di aprile-giugno sono scesi del 3% annuo, a 134 miliardi di yuan (19,8 miliardi di dollari), mentre i profitti sono crollati a 18,6 miliardi (-56%). Pesa la stretta sui videogame, la frenata economica del Paese e la strategia zero-Covid. Nel frattempo, negli Stati Uniti Oracle ha iniziato ad analizzare gli algoritmi di Tiktok. L’attività è frutto di un accordo tra Oracle e Bytedance, che spera così di convincere le autorità nordamericane che l’app non è manipolata da Pechino.