lunedì, Ottobre 2, 2023

Il caldo record in Cina mette a rischio l'export globale

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Fiumi a secco, mancanza di elettricità, aziende chiuse e catene di approvvigionamento che rischiano di saltare. La tesa e controversa estate cinese sta riservando un menù indigesto al Partito comunista, già alle prese con un’economia in fase di rallentamento. Di fronte all’ondata di caldo più torrido degli ultimi 60 anni, molte fabbriche del sud-ovest della Cina sono infatti costrette a chiudere. Una grave siccità ha ridotto i fiumi, interrompendo la fornitura di acqua e di energia idroelettrica e spingendo i funzionari a limitare l’elettricità alle aziende e alle case. Agli uffici di alcune città è stato ordinato di spegnere l’aria condizionata per risparmiare la rete elettrica in sovraccarico. 

L’epicentro della crisi è il Sichuan ma le difficoltà si estendono anche alla vicina metropoli di Chongqing, municipalità autonoma da oltre 30 milioni di abitanti e dalla grande importanza produttiva e tecnologica. Qui le temperature sono arrivate fino a 45 gradi, con il fiume Azzurro ridotto a meno della metà della sua solitamente potente portata. Il terzo fiume più lungo del mondo si è ritirato fino a raggiungere un minimo storico. La siccità sta mettendo a dura prova le forniture di elettricità nel Sichuan, che si basa sull’energia idroelettrica per generare l’80% della sua capacità energetica. La capacità delle centrali idroelettriche della provincia si è dimezzata da luglio, col flusso di elettricità sceso da circa 900 milioni di kWh a circa 450 milioni di kWh, e si stima che continuerà a scendere a un tasso medio giornaliero del 2%. Per risparmiare energia, le stazioni della metropolitana e i treni del capoluogo, Chengdu, hanno spento le luci comprese quelle degli onnipresenti cartelloni pubblicitari. Le fontane, gli spettacoli di luce e le attività commerciali durante le ore notturne sono state sospese. A Chongqing circa 300mila abitanti stanno avendo difficoltà a ricevere acqua. In tutto, oltre cinque milioni di persone stanno invece subendo interruzioni della corrente.

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La crisi si estende: ecco tutti i settori più a rischio

Secondo gli analisti, se l’ondata di calore dovesse persistere, la crisi energetica potrebbe ripercuotersi su altre province orientali come Zhejiang e Jiangsu, che dipendono in parte dall’acquisto di elettricità dal Sichuan. Si tratta infatti di una provincia chiave del programma cinese di trasmissione di energia da ovest a est, anche se a livello nazionale il Sichuan rappresenta solo il 15% della fornitura di energia idroelettrica in Cina. E solo il 18% dell’energia in Cina proviene dall’energia idroelettrica, visto che oltre il 60% della fornitura di energia elettrica si basa ancora sul carbone.

La situazione si sta ripercuotendo ovviamente sulla produzione industriale. Diciannove delle 21 città della provincia del Sichuan sono state invitate a sospendere la produzione fino a sabato 20 agosto. I settori più colpiti sono quelli dei prodotti chimici, dell’industria militare, del carbone e dei metalli non ferrosi. Il razionamento dell’energia elettrica ha portato all’interruzione della produzione in circa 20 acciaierie, mentre le fonderie di alluminio e zinco ad alta intensità energetica hanno ridotto la produzione. Migliaia di fabbriche che producono chip per processori, pannelli solari e componenti per auto hanno chiuso per almeno sei giorni. La Xuguang Electronics di Chengdu ha dichiarato che lo stop ridurrà la sua produzione di 48 mila circuiti elettronici. 

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Problemi per Toyota, Foxconn, Apple, Tesla e i produttori auto

Toyota e Foxconn, fornitore di Apple, sono tra gli altri colossi internazionali che hanno sospeso le attività degli impianti nell’area. I media cinesi hanno riferito che Catl, produttore di batterie per veicoli elettrici e fornitore di Tesla, ha chiuso il suo impianto nel Sichuan. Tesla è particolarmente esposta, visto che nel 2021 ha registrato circa il 26% delle vendite proprio in Cina. Inoltre, lo stabilimento Tesla di Shanghai è l’impianto di assemblaggio più produttivo dell’azienda. La siccità potrebbe avere ripercussioni anche su General Motors. Ma una riduzione dell’offerta di componenti avrebbe ripercussioni su quasi tutti i produttori di auto, negli ultimi anni già colpiti dalle conseguenze del Covid-19 e dalla carenza di semiconduttori. E secondo Everstream Analytics, le interruzioni di produzione presso i produttori di componenti in Cina possono avere un impatto più grave sulle catene di approvvigionamento rispetto alle recenti misure legate alla pandemia di Covid-19. Le alte temperature non dovrebbero diminuire fino alla fine di agosto e c’è il rischio che le chiusure delle fabbriche si prolunghino o si estendano ad altre province.

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