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Si avvicina la data del 17 ottobre, quando il contenzioso legale tra Elon Musk e Twitter arriverà in tribunale. Riassunto delle puntate precedenti: Musk, patron di Tesla, conclude un accordo di compravendita della piattaforma di microblogging per un valore di 44 miliardi di dollari. Poche settimane dopo si ritira dall’accordo, accusando Twitter di aver mentito sul numero di account fake e bot presenti sul social. Twitter gli fa causa e inizia un intricato iter legale. L’ultimo sviluppo: il team di avvocati di Musk ha chiesto documenti all’ex ad e co-fondatore di Twitter, Jack Dorsey.
Dorsey si è dimesso dal suo ruolo lo scorso novembre, lasciando il posto a Parag Agrawal. Secondo la richiesta ufficiale, Dorsey dovrà produrre documenti e testimonianze relativamente agli account falsi, bot o spam presenti sulla piattaforma. Nello specifico, gli avvocati di Elon Musk chiedono informazioni e documenti riguardo le metriche utilizzate per misurare le attività quotidiane della piattaforma e in che modo queste metriche siano utilizzate state nella documentazione finanziaria. Twitter continua a sostenere di non aver mai mentito sul numero di account falsi, che ha dichiarato essere inferiore al 5%.
La scorsa settimana Musk aveva ottenuto alcuni documenti appartenenti a un ex responsabile di sviluppo del prodotto, licenziato a maggio, Kayvon Beykpour. Dorsey, amico personale di Musk, ha sempre sostenuto l’acquisto da parte del multimiliardario. “Elon è la soluzione in cui ripongo fiducia”, twittava a fine aprile. Anche Twitter, dal canto suo, ha cercato di accedere alle comunicazioni tra Musk e altri investitori della Silicon Valley per capire come la sua posizione rispetto all’acquisto sia cambiata.
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Il processo del 17 ottobre determinerà se Twitter potrà obbligare o meno Musk a proseguire con l’acquisto (la situazione, va detto, è piuttosto paradossale). Tutto dipenderà se i giudici valuteranno sufficientemente convincenti le supposizioni di Musk sugli account falsi e sulle presunte menzogne di Twitter. Al momento osservatori ed esperti nutrono molti dubbi sul fatto che le contestazioni dell’ad di Tesla abbiano una base solida.