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Per capire il fenomeno Giorgia Meloni è fondamentale osservare a lungo la sua immagine giovanile da “Maghetta” che girava nelle scorse settimane. E capire il ruolo centrale che aveva e continua ad avere la sua conoscenza dei sottosuoli della rete, specie quelli frequentati da adoratori e adoratrici del genere fantasy che Giorgia ha sempre dichiarato di amare perdutamente, Il Signore degli Anelli e tutto il resto. Universi interi legati a mondi medievali e a passaggi spazio-temporali, potenze scure e spade di luce del resto dominanti nell’immaginario contemporaneo da decenni, come spero vi sarete accorti. E che sono stati ben presenti fin dagli esordi nella Lega (con i battesimi nel fiume e tutto il resto, cavaliere nella bandiera compreso) ed erano sottostanti al futuribile apparato concettuale che Gianroberto Casaleggio – adoratore della grande collana di fantascienza di Mondadori Urania- aveva usato come base portante per la strategia di fondo dell’operazione a tavolino poi rinominata Movimento 5 Stelle.
A questo occorre per forza aggiungere gli ambienti digitali di competizioni varie che quotidianamente frequentiamo da tempo con più o meno intensità e che costituiscono almeno un terzo della realtà che abitiamo con gioia nella nostra vita ordinaria (si sceglie il personaggio del gioco, i suoi poteri, ecc). Questo non troppo complesso armamentario – letteralmente – è pienamente rappresentato dallo strabordante e consolidatissimo fenomeno di origine giapponese del cosplaying, che consiste semplicemente nella libertà in alcuni giorni o tutto l’anno nel vestire il proprio personaggio preferito, dai più noti ai più sotterranei. In Italia il raduno-capolavoro di cosplayer avviene nel weekend del ponte dei Morti, ora Halloween, a Lucca per Luccacomics, complice l’ambientazione storica straordinaria che avvolge il tutto. Dentro le grandi mura ognuno finalmente diventa chi veramente desidera essere nella vita (drago, nippo-lolita, uomo lupo, ecc). Rinasce in chi è per davvero.
È una scoperta illuminante quella che si fa in quei giorni: sono i vestiti da lavoro quotidiano a svelarsi come i veri costumi da mascherata. A Lucca si è vista, in questi anni, una vera anticipazione del futuro prossimo, là come come in altri appuntamenti in Italia e nel mondo (il 24 agosto per esempio c’è il gigantesco Gamescom a Colonia). Per questo solo gli improvvidi non hanno capito che l’assalto a Capitol Hill del 2019 con il tizio con le corna e con Captain America che scalava l’edificio non erano stati altro che ingressi nel reale di questa verità, per nulla sorprendenti. La stessa, esattamente la stessa che si intravede in filigrana in una delle facce fondamentali del complesso poliedro chiamato Giorgia Meloni. Con un guizzo in più.
Giorgia Meloni è combattente fantasy ma, scaltra qual è, nella vita pubblica ha subito scelto in modo scientifico di indossare il “costume” della donna piccolo borghese che deve andare in ufficio o a una occasione più o meno rilevante e cerca tra le offerte del mercato o in Viale Marconi a Roma il capetto dignitoso, presentabile, mai mai mai firmato o lussuoso in qualsivoglia maniera. La stessa armatura che tutte e tutti vestono per campare dentro questa nostra vita, i cui disastri sono stati ogni volta elencati in tv con precisione ossessiva (ovviamente rigirati e ri-orientati ad arte) da Meloni mentre negli scorsi anni si attrezzava puntualmente ad asfaltare in modo brutale – come una wrestler messicana – un bel numero di rappresentanti progressisti che si trovava di fronte. Giorgia Meloni ha lavorato come una dannata, si è aggiornata imparando gli avanzamenti digitali e l’uso dei data prodotti dagli analisti con lo zelo di una integerrima funzionaria aziendale che non vuole perdere il posto, parla un inglese advanced rispetto alla maggior parte degli avversari (e questa è una delle armi segrete internazionali che tiene dentro il cinturone di misto seta, lo vedremo dopo). Ogni dettaglio dell’uniforme radical-chic dei concorrenti è stato passato al setaccio ed estirpato dall’abito di scena. Il risultato è stato geniale.