venerdì, Giugno 9, 2023

Addio Nicola Materazzi, padre della Ferrari F40 e protagonista di un'era lontanissima

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Ci ha salutati per sempre a 83 anni l’ingegner Nicola Materazzi, la mente dietro capolavori assoluti come la Ferrari F40 o la Bugatti EB 110. Automobili capaci di segnare in maniera indelebile i loro e i nostri tempi: sono passati 35 anni da quel luglio del 1987 in cui al Centro Civico di Maranello, nell’area in cui oggi sorge il Museo Ferrari, veniva presentata l’ultima sportiva ad incarnare i valori della Ferrari di Enzo.

I PRIMI PASSI E L’ARRIVO IN FERRARI, DOVE SCRIVE LA STORIA


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La carriera di Nicola Materazzi dev’essere stata segnata dal primo progetto che lo ha visto coinvolto. Dopo aver frequentato la facoltà di Ingegneria Meccanica all’Università Federico II di Napoli, nel 1968 il salernitano inizia il suo percorso in Lancia dove segue lo sviluppo di un’auto speciale, la Stratos. Materazzi si focalizza sui sistemi di sovralimentazione, così lavora al turbocompressore della Stratos che avrebbe gareggiato nelle competizioni Gruppo 5.

Prima di arrivare in Ferrari intorno alla fine del 1979, finita l’esperienza in Lancia l’ingegnere campano approda in Abarth e poi alla Osella Corse di Enzo Osella, come Materazzi con un trascorso in Abarth. Lì cura la progettazione delle monoposto di Formula 2 e di Formula 1. A Maranello invece la consacrazione. Materazzi diventerà il papà della Ferrari 288 GTO, della Testarossa e soprattutto della F40, una vettura di cui ha progettato motore, cambio e numerose altre componenti meccaniche.

Le prestazioni della F40 sono di altissimo profilo ancora oggi, oltre tre decadi dopo: 324 km/h di velocità massima e 0-100 km/h in 4,1 secondi, garantite non solo da uno straordinario V8 biturbo da 2.936 cc che per i canoni attuali non eccelleva in potenza (“appena” 478 cavalli) ma soprattutto da una filosofia progettuale improntata alla minimizzazione del peso. Grazie all’ampio uso di plastica e kevlar, la Ferrari F40 fermava, a secco, l’ago della bilancia a 1.100 kg, il che ha il duplice vantaggio di incrementare le prestazioni da un lato e di massimizzare le doti telaistiche dall’altro.

L’ULTIMO SUCCESSO, LA BUGATTI EB 110


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Terminata l’avventura in Ferrari sul finire dell’87, Materazzi si fa sedurre dalle due ruote e accetta la proposta di Claudio Castiglioni, AD di Cagiva, che lo aveva scelto per seguire il reparto corse. I progetti nati per svettare, per competere, hanno sempre avuto un ascendente nell’ingegnere campano, che si avvia al termine della sua carriera alla Bugatti di Romano Artioli dove partecipa ad un altro, l’ennesimo, progetto iconico. È la EB 110. Quando Materazzi si unisce al team lo sviluppo si era quasi arenato a causa dell’affidabilità del motore.

I problemi vengono risolti, e l’ingegnere rilancia con l’ancor più spinta EB 110 SS, che convince un pilota “emergente”, tale Michael Schumacher, a regalarsene una nel 1994. Sullo stesso telaio in fibra di carbonio della EB 110 SS nasce nei primi anni 2000 l’ultimo progetto dell’ingegner Materazzi, la B Engineering Edonis, poi, nel 2005, l’uscita di scena dopo aver scritto per oltre trent’anni la storia delle vetture sportive.

LA STORIA DI MATERAZZI È ARRIVATA AI NOSTRI GIORNI FORTE E CHIARA


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Materazzi ai tempi non poteva sapere che diversi anni dopo avrebbe incontrato Davide Cironi, youtuber molto noto agli appassionati delle sportive di una volta che se possibile ha contribuito ad amplificarne il mito con diverse interviste. Cironi ha voluto dedicargli un pensiero, l’ultimo, attraverso il suo account Instagram.

Credits immagini: apertura – Drive Experience, paragrafi centrali – 123RF, ultimo paragrafo – Drive Experience.

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