Questo articolo è stato pubblicato da questo sito
La Lega propone di “ricostruire” in Italia “una filiera nucleare industriale nazionale”, ma non specifica se con appositi sussidi e con quali capitali, di “sostenere la ricerca tecnologia sui reattori a fissione nucleare di ultima generazione e sugli Smr, oltre che alla fusione”, rilanciare corsi universitari sull’atomo, partecipare a progetti di ricerca internazionale (dove l’Italia è già presente, come nel caso del reattore sperimentale per la fusione Iter). La Lega inoltre sostiene accordi tra aziende italiane e internazionali per realizzare nuovi reattori o per “la riqualificazione delle centrali nucleari esistenti”, che tuttavia sono in fase di dismissione. Né si dice dove verranno collocate le future centrali (a parte Baggio, ovviamente)
Il partito di Salvini infine menziona il deposito nazionale delle scorie. Per trovare un sito, la Lega propone di “modificare i criteri per il riconoscimento delle compensazioni territoriali che devono partire da subito” e non da quando l’opera entra in funzione. Per accelerare l’iter, tuttavia, occorre prima pubblicare la lista definitiva dei siti che hanno le carte in regola per ospitare il deposito. Un atto sulla scrivania del governo uscente, che potrebbe approvare con il dovuto consenso politico. Lega inclusa.
Centrodestra
Il programma generale del centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati) menziona di passaggio il nucleare nel capitolo 11, La sfida per l’autosufficienza energetica. Si legge che si valuta il “ricorso alla produzione energetica attraverso la creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro”. La formulazione è vaga, sia nella classificazione delle tecnologie dell’atomo sia negli obiettivi da perseguire. Occorre attendere la pubblicazione dei programmi dei partiti della coalizione oltre alla Lega per valutare se le posizioni coincidono con quelle del Carroccio.
Azione-Italia Viva
La posizione dell’alleanza di centro di Carlo Calenda e Matteo Renzi è di adottare un “mix di generazione, che includa rinnovabili e nucleare” con orizzonte al 2050, sulla base dell’assunto che per garantire il fabbisogno di energia elettrica previsto per quell’anno con le sole rinnovabili servano un’occupazione di suolo tre volte superiore a quella di un mix con l’atomo (un dato di cui non è esplicitata la fonte).
Il programma fa riferimento alle “migliori tecnologie disponibili”, ma sebbene il 2050 sia indicato come l’orizzonte per avviare i test della fusione nucleare, è verosimile che in questo caso si pensi a centrali atomiche più avanzate e piccoli reattori. La posizione è simile a quella della Lega ma la formulazione più generica. Il programma non menziona la quantità di centrali da realizzare, né l’investimento stimato o la collocazione, ma si limita a dire che “occorre sin da ora definire il quadro regolatorio che disciplini nel tempo il dispiegamento delle tecnologie necessarie, alle migliori condizioni economiche”.
Partito democratico
Il Pd è contrario al nucleare. Nel programma si legge che “per un domani senza fonti fossili già oggi gli investimenti devono, il più possibile, concentrarsi sull’energia pulita e non inseguire la discussione sulla costruzione di centrali nucleari: perché i tempi di realizzazione e le tecnologie esistenti non sono compatibili con una riduzione significativa delle emissioni entro il 2030 e non risolvono i problemi ambientali ad esse associati”. La posizione è chiara, le motivazioni invece espresse in modo vago. Pertanto in taluni punti il partito guidato da Enrico Letta suona in contraddizione con le conclusioni a cui giunge la Iea.
Movimento 5 Stelle
Il nucleare non è presente nel programma dei pentastellati. Tuttavia è nota la posizione contraria. Non si menziona però neanche il destino del deposito nazionale, tema su cui esponenti del Movimento si sono spesi nella scorsa legislatura. Ai tempi del primo governo dell’ex premier Giuseppe Conte, l’allora sottosegretario al ministero per lo Sviluppo economico Davide Crippa (uscito dal Movimento) chiese criteri più stringenti per la collocazione dell’infrastruttura. In Senato se ne è occupato Gianni Girotto (promotore di un deposito consortile all’estero) e alla Camera Giovanni Vianello (passato poi ad Alternativa).
Verdi-Sinistra italiana
Gli alleati a sinistra del Partito democratico dicono no al nucleare. In particolare, nel mirino di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni ci sono “l’inesistente nucleare di quarta generazione” e la “fusione nucleare, molto lontana nel tempo”. La seconda è, in effetti, in una fase di sperimentazione e ha come orizzonte il 2050. Rispetto al primo, la classificazione è vaga, ma se ci si riferisce al periodo di costruzione e al tipo del reattore, è corretto dire che non esistono centrali di quarta generazione al momento. Tuttavia occorre precisare che nel tempo sono emerse nuove tecnologie, come quelle degli Smr, in via di sviluppo. L’alleanza propone di “continuare attività di ricerca” in campo nucleare ma senza adottare questa fonte per il fabbisogno energetico nazionale.
Più Europa
Il partito guidato da Emma Bonino menziona un sostegno a ricerca e cooperazione scientifica in ambito nucleare. Inoltre propone di “aumentare gli import di energia elettrica da fonti zero e low carbon, mediante meccanismi di asta competitiva, in sostituzione di energia generata da fonti fossili”, quindi anche dall’atomo, ma prodotto da altri.