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Per la prima volta è stato documentato un caso di co-infezione da virus del vaiolo delle scimmie, Covid-19 e Hiv: si tratta di un uomo italiano di 36 anni, di ritorno da un viaggio in Spagna e ricoverato per circa due settimane al Policlinico “G. Rodolico – San Marco” di Catania. È quanto si apprende da un articolo pubblicato sulla rivista Journal of Infection, che riporta la storia clinica dello sfortunato paziente che, durante lo scorso luglio, sarebbe risultato positivo a tutti e tre i virus: dimesso da tempo dall’ospedale, adesso starebbe bene.
Similitudini tra virus
Sarebbero oltre 16mila in 74 paesi del mondo le persone, a partire dall’inizio nel 2022, a essere state colpite dal vaiolo delle scimmie, malattia infettiva causata dal Monkeypox virus, agente patogeno appartenente allo stesso genere del vaiolo umano che si trasmette principalmente attraverso contatti stretti con materiale infettivo proveniente da lesioni cutanee, liquidi seminali e secrezioni del naso e della bocca di persone infette. L’ampia diffusione di questa malattia (il cui contagio di solito è poco frequente negli esseri umani) ha spinto l’Organizzazione mondiale della sanità, il 23 luglio scorso, a dichiararla un’emergenza di sanità pubblica internazionale. Come ricordiamo e come riporta il ministero della Salute, il vaiolo delle scimmie si manifesta con sintomi eterogenei ed è in grado di causare decorsi della malattia che variano da caso a caso: generalmente chi ne è colpito presenta sintomi lievi, come febbre, sonnolenza, dolori muscolari e mal di testa, che precedono la comparsa di lesioni cutanee in tutto il corpo, soprattutto alle estremità degli arti, sulla testa e sul torso. I sintomi in genere durano da due a tre settimane e di solito scompaiono da soli.
Individuare un caso di vaiolo delle scimmie non è sempre immediato, in quanto le manifestazioni cliniche di questa malattia, specie quelle iniziali, presentano molte similitudini con quelle di altre infezioni, Covid-19 compresa, che, a distanza di due anni e mezzo dalla sua comparsa, continua a rappresentare una delle malattie più diffuse e una delle principali cause di mortalità a livello globale. In più, oltre ad avere in comune alcuni sintomi (compresa la comparsa di manifestazioni cutanee, seppur più rara in caso di Covid-19), la malattia causata da Sars-cov-2 condivide con il vaiolo delle scimmie anche la modalità di trasmissione attraverso i droplet di saliva, che ne causa un’ampia diffusione all’interno della popolazione. Per questo motivo, si legge nello studio, questi agenti patogeni continuano a diffondersi ampiamente a livello globale, e può capitare non solo che alcune persone vengano infettate contemporaneamente da entrambi i virus, ma in caso di contagi attraverso rapporti sessuali non protetti, contraggano anche malattie sessualmente trasmissibili.
Il caso italiano
È quanto è capitato al caso presentato nello studio. Il paziente, un uomo italiano di 36 anni, ha trascorso cinque giorni in Spagna, dal 16 al 20 giugno scorso, sviluppando, a poco più di una settimana dal suo rientro, febbre, mal di gola, affaticamento, mal di testa e ingrossamento dei linfonodi: il 2 luglio è risultato positivo a Sars-cov-2. Tuttavia, dopo la comparsa dei sintomi simil-influenzali, su tutto il corpo del paziente (specie sugli arti inferiori, sul busto e sul viso) sono cominciate a comparire piccole vescicole dolorose, che poi sono diventate pustole; a questo punto, il paziente si è rivolto al pronto soccorso dell’ospedale catanese, dove è stato ricoverato nel reparto di malattie infettive. A seguito di ulteriori analisi, l’uomo è risultato positivo a Sars-cov-2 (variante di lignaggio BA.5.1, ovvero omicron 5) e al virus del vaiolo delle scimmie, in particolare il clade dell’Africa occidentale, la variante responsabile dell’epidemia in Spagna e, come riporta l’Istituto superiore di sanità (Iss), associata a una malattia meno grave. Dal momento che il paziente ha dichiarato di aver avuto rapporti sessuali non protetti durante il suo soggiorno in Spagna, è stato sottoposto ad altri test sierologici ed è risultato positivo anche all’Hiv: secondo gli autori dell’articolo, si tratterebbe di un’infezione recente.
Fortunatamente il decorso delle malattie è stato piuttosto rapido: il quinto giorno di ricovero quasi tutti i sintomi riportati dal paziente erano scomparsi e i valori del sangue si sono normalizzati. Dopo essere stato dimesso in isolamento domiciliare, a distanza di una settimana le croste delle lesioni cutanee sono guarite, mentre, nel frattempo, il paziente ha iniziato il trattamento antivirale per l’Hiv. Secondo gli autori, lo studio evidenzia come i sintomi del vaiolo delle scimmie e del Covid-19 possano sovrapporsi e ricorda l’importanza di eseguire indagini approfondite per fare una diagnosi corretta. In più, si legge nell’articolo, questo caso suggerirebbe che la modalità di trasmissione predominante per il vaiolo delle scimmie potrebbe essere quella sessuale.